Adolescentes
Adolescentes
2019
Amazon Prime Video
Paese
Francia
Genere
Documentario
Durata
135 min.
Formato
Colore
Regista
Sébastien Lifshitz

Storia di Emma e Anaïs, migliori amiche, e della loro crescita dai 13 ai 18 anni, momenti di trasformazioni radicali e prime volte.


Il regista francese Sébastien Lifshitz per cinque anni ha filmato le vite di due ragazze nate nel 2000, dai 13 ai 18 anni, dalla fine delle scuole medie alla maggiore età. Le ha scelte a Brive-la-Gaillarde (centro di 50.000 abitanti in Nuova Aquitania, a metà strada tra Bordeaux e Lione) e le ha seguite insieme a una troupe di pochi elementi con sessioni giornaliere di riprese e senza tagliarne fuori le famiglie. L’operazione di fondo può ricordare legittimamente Boyhood (2014) di Richard Linklater e la serie di documentari Up di Michael Apted: Lifshitz, come i due cineasti che l’hanno preceduto, sceglie di catturare sullo schermo gli slittamenti progressivi del tempo che passa, ma in maniera naturale, fluida e organica, senza sottolineare il susseguirsi degli anni ed evitando ogni sorta di didascalismo sociologico. Sceglie due adolescenti molto diverse - per aspetto, indole, estrazione sociale, rapporto col mondo e con l’altro - e ne racconta la crescita attraverso la misura di uno stile in cui i confini tra fiction e documentario si slabbrano con leggerezza e naturalezza, senza alimentare in nessuna occasione ambiguità sdrucciolevoli e dubbi sull’intima “verità” di quanto mostrato. Impressionistico e indubbiamente naturalistico è anche il montaggio, di notevole equilibrio semantico e particolarmente acuto nel creare contrasti e rime interne tra diverse situazioni e scenari familiari, scolastici, sessuali, identitari. Alla lunga fa capolino una certa ridondanza, non tanto nell’esplorazione dei rapporti con i coetanei quanto sul fronte degli aspri legami con i genitori, che rischia di inceppare la pudica vitalità del meccanismo generale, ma è un difetto che non rischia mai di compromettere il disegno complessivo né di inficiare un coming of age che trova in un approccio solo apparentemente epidermico una bella dose di profondità, lambendo il mistero dell’adolescenza con strumenti di indagine e di messa a fuoco degli esseri umani puramente cinematografici. Rispetto ai connazionali Kechiche e Cantet, che hanno realizzato in passato film analoghi, come La schivata (2003) e La classe – Entre les murs (2008), Lifshitz sceglie una via di mezzo dal suo punto di vista virtuosa, tracciando un confine molto equilibrato tra il voyeurismo e l’equidistanza, evitando eccessi sia vitalistici che dialettici e muovendosi nel segno della trasparenza. Il cut finale è stato realizzato a partire da 500 ore di girato e a fare da sfondo al privato delle due protagoniste ci sono, in maniera tutt’altro che illustrativa, gli ultimi anni di storia francese, dagli attentati alla sede di Charlie Ebdo e al Bataclan fino all’elezione di Macron. Particolarmente significativa, per riassumere la natura del progetto, la frase che un’insegnante pronuncia nel film: «Dato che tutti siamo stati bambini prima di essere adulti, tutti abbiamo creduto prima di sapere». Presentato alla Semaine de la Critique del 72esimo Locarno Film Festival.

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