Agente 007 – Missione Goldfinger
Goldfinger
1964
Paese
Gran Bretagna
Genere
Spionaggio
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Guy Hamilton
Attori
Sean Connery
Gert Fröbe
Honor Blackman
Shirley Eaton
Harold Sakata
Tania Mallet
Bernard Lee
Desmond Llewelyn
Lois Maxwell
Miliardario maniaco dell'oro, Auric Goldfinger (Gert Fröbe) intende paralizzare Fort Knox e, di conseguenza, l'intera economia mondiale, rendendo radioattiva la riserva aurea degli Stati Uniti d'America. A ridimensionare le sue ossessive ambizioni ci penserà James Bond (Sean Connery).

Con il terzo film, la saga di 007 si impone come fenomeno socio-culturale di massa, decretando il definitivo successo popolare di un personaggio destinato a diventare per i fan un inarrivabile modello a cui tendere, capace di portare lo spettatore in una dimensione altra, fatta di ironia, avventura, pericolo, sesso e Vodka Martini («Shaken, not stirred»). Nasce proprio nel 1964 la cosiddetta “formula Goldfinger”, teorizzata anche da Roger Ebert e Umberto Eco (noto “bondologo”), che codifica la struttura narrativa in quella serie di passaggi che, da questo momento, verrà rispettata praticamente in tutti i film della serie, fino alla rottura con la tradizione segnata da Casino Royale (2006). La pellicola, entrata nell'immaginario collettivo per la presenza iconica di Sean Connery (qui “superuomo” più che mai) che, mostrando un impeccabile tuxedo bianco con tanto di garofano rosso all'occhiello sotto alla muta da sub, ha annullato qualsiasi altro modello di agente segreto trasformandosi in un vero e proprio manifesto di cultura pop anni '60 capace di fondere cinema, musica e letteratura di genere. Accattivante nelle immagini grazie alle straordinarie scenografie di Ken Adam, spassoso nel riuscito mix di fanta-avventura e azione, trasgressivo nelle provocanti allusioni sessuali: una su tutte la squadra di pupe bionde agli ordini di Pussy Galore, integerrima “cattiva” dal nome evocativo refrattaria agli uomini (ma non a James Bond, naturalmente). Shirley Eaton con il corpo ricoperto di vernice d'oro ha turbato il sonno di molti maschietti. Prima apparizione della mitica Aston Martin DB5. Title track di Shirley Bassey, colonna sonora di John Barry. Clamoroso successo in tutto il mondo.
Maximal Interjector
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