Al lupo al lupo
1992
Paese
Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
112 min.
Formato
Colore
Regista
Carlo Verdone
Attori
Carlo Verdone
Francesca Neri
Sergio Rubini
Barry Morse
Giampiero Bianchi
Maria Mercader
Giulia Verdone
Vanni (Sergio Rubini), Gregorio (Carlo Verdone) e Livia Sagonà (Francesca Neri) sono fratelli ma hanno rapporti molto sporadici tra loro. Il primo è un pianista classico, ingenuo e represso; il secondo è un disc jokey immaturo e fanfaore; la terza è una donna con problemi affettivi. La scomparsa improvvisa del padre (Barry Morse), scappato di casa e fuggito chissà dove, è l'occasione per i tre per ricontrarsi e costruire un nuovo legame.
La caccia al padre scomparso diventa rapidamente un pretesto per raccontare il rapporto tra fratelli e l'incontro tra caratteri diversissimi, accomunati da fragilità e insicurezze di varia natura. Muovendosi tra copiosi accenni autobiografici, Carlo Verdone dà vita a una commedia intimista tutta giocata sui sottili conflitti psicologici tra i protagonisti, tre perdenti che malgrado il grado di parentela che li lega sanno ben poco l'uno dell'altro e, benché inizialmente riluttanti, finiscono per conoscersi e apprezzarsi malgrado i reciproci difetti. Ma come sempre, Verdone cerca di mantenere un certo equilibrio tra la componente amara insita in molti dei suoi soggetti e la ricerca di uno stemperamento umoristico che in questo caso funziona decisamente meno bene rispetto ad altre occasioni, risultando stonato e un po' gratuito, specie quando trascende nella grossolanità. Notevole comunque la direzione attoriale con Francesca Neri e Sergio Rubini in ottima forma, mentre Verdone, alle prese con un coatto dal cuore tenero, appare un po' appannato. Piccolo cameo per la figlia del regista, Giulia, nei panni di Livia Sagonà da bambina. Girato anche a Bagno Vignoni, frazione del comune di San Quirico d'Orcia, in provincia di Siena, dove Tarkovkskij ambientò Nostalghia (1983).
La caccia al padre scomparso diventa rapidamente un pretesto per raccontare il rapporto tra fratelli e l'incontro tra caratteri diversissimi, accomunati da fragilità e insicurezze di varia natura. Muovendosi tra copiosi accenni autobiografici, Carlo Verdone dà vita a una commedia intimista tutta giocata sui sottili conflitti psicologici tra i protagonisti, tre perdenti che malgrado il grado di parentela che li lega sanno ben poco l'uno dell'altro e, benché inizialmente riluttanti, finiscono per conoscersi e apprezzarsi malgrado i reciproci difetti. Ma come sempre, Verdone cerca di mantenere un certo equilibrio tra la componente amara insita in molti dei suoi soggetti e la ricerca di uno stemperamento umoristico che in questo caso funziona decisamente meno bene rispetto ad altre occasioni, risultando stonato e un po' gratuito, specie quando trascende nella grossolanità. Notevole comunque la direzione attoriale con Francesca Neri e Sergio Rubini in ottima forma, mentre Verdone, alle prese con un coatto dal cuore tenero, appare un po' appannato. Piccolo cameo per la figlia del regista, Giulia, nei panni di Livia Sagonà da bambina. Girato anche a Bagno Vignoni, frazione del comune di San Quirico d'Orcia, in provincia di Siena, dove Tarkovkskij ambientò Nostalghia (1983).
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