Lui (Johan Heldenbergh) è un musicista country, lei (Veerle Baetens) lavora in un negozio di tatuaggi. La loro è una storia d'amore appassionata e felice. Avranno una bambina (Nell Cattrysse) che, dopo pochi anni di vita, si ammala gravemente: la loro unione inizierà a vacillare. Parla di tante cose Alabama Monroe – Una storia d'amore, forse di troppe. Fondamentalismo religioso, passione per la musica, malattie, crisi interiori ed eutanasia: tutto è unito in un calderone cadenzato dalle note del country (o, meglio, del bluegrass), le cui allegre canzoni vanno a porsi in contraddizione con il dramma della storia raccontata. Alternando i piani temporali, il regista mescola (comodamente) un po' le carte in una pellicola che, tra le altre cose, racconta anche di un uomo affascinato da quella stessa terra (gli Stati Uniti) che finirà per criticare pesantemente. Sembra quasi che, mentre il personaggio si lancia in un'arringa durante un concerto, a parlare sia lo stesso regista, deciso a veicolare le sue idee personali attraverso la pellicola. Van Groeningen dimostrerebbe anche un discreto talento, se non fosse che il suo lungometraggio annega presto nel puro “cinema del dolore”, ricattatorio e disposto a tutto pur di far commuovere un'ampia fetta di pubblico. L'importante è non cascarci. Bella colonna sonora e buona prova del cast (Veerle Baetens ha vinto un premio Efa come miglior attrice), ma c'è davvero poco altro da segnalare positivamente. Candidato all'Oscar per il miglior film straniero, era nella cinquina insieme a La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino.