Alice (Andrea Guti), scatenata adolescente dai capelli rossi, è molto diversa dalla graziosa bimba che la madre (Mihaela Sirbu) aveva adottato dopo aver scoperto di non poter avere figli. Il conflitto tra le due cresce di giorno in giorno, ma tutto cambierà quando Alice rimarrà incinta. Sesto lungometraggio di finzione di Radu Muntean, regista che ha contribuito – seppur dalle seconde file – al rinnovamento portato dal cinema rumeno nel nuovo millennio. Il suo Alice T. ha il classico stile che ha contraddistinto le produzioni recenti del suo paese, puntando su un realismo capace anche di toccare momenti di crudezza, dialoghi credibili e attori perfettamente naturali. Ingredienti già visti, ma che si ritrovano in maniera efficace in questa pellicola, incisiva da un punto di vista formale, ma troppo ripetitiva nei contenuti che mette in campo. Il film di Muntean dice anche alcune cose molto interessanti (sul rapporto madre-figlia in primis), ma nella parte centrale ci sono troppe sequenze non necessarie e il tutto si fa sempre più ridondante col passare dei minuti. Abbastanza intenso il finale, ma è uno dei pochi momenti davvero degni di nota in un film che, pur senza grandi difetti, presenta una sceneggiatura che procede col pilota automatico per buona parte della sua durata. Così, proprio una pellicola che voleva scuotere, finisce per risultare più innocua del dovuto, nonostante un tema di partenza che si prestava a spunti a dir poco interessanti. Presentato in concorso al Festival di Locarno 2018.