Alien: Romulus
Alien: Romulus
2024
Paesi
Gran Bretagna, Usa
Generi
Horror, Fantascienza, Thriller
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Fede Alvarez
Attori
Cailee Spaeny
Isabela Merced
Archie Renaux
David Jonsson
Aileen Wu
Pronti a tutto pur di abbandonare la colonia e il pianeta sempre più degradato in cui si trovano, un gruppo di giovani colonizzatori cerca fortuna fuggendo nello spazio con la speranza di un futuro migliore. Rovistando nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata si troveranno però faccia a faccia con una serie di xenomorfi.

Il nono capitolo della saga iniziata nel 1979 da Ridley Scott con Alien, memorabile capolavoro del cinema horror e di fantascienza, Alien: Romulus non segue le vicende dei due più recenti lungometraggi del franchise, Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017), che fungevano da prequel del lungometraggio che diede il via a tutta la narrazione. Alien: Romulus è invece un midquel, ambientato cronologicamente tra il primo Alien e il successivo Aliens – Scontro finale (1986) di James Cameron, che segue una linea narrativa in parte parallela (i protagonisti sono diversi) ma con tantissimi richiami e persino dei personaggi che tornano rispetto a quanto visto nel film di partenza. Il regista Fede Alvarez aveva creato qualcosa di simile con il suo primo lungometraggio, La casa del 2013, che era però più riconoscibile come un remake dell’originale di Sam Raimi. In Alien: Romulus si sente con forza lo spirito vintage che Alvarez ha voluto dare a una narrazione estremamente simile a quanto già visto, seppur capace di tenere abbastanza bene il ritmo e il coinvolgimento per quasi tutte le circa due ore di durata. Inventa davvero poco Alien: Romulus e si poteva giocare senza dubbio meglio col mito di Romolo e Remo e il tema dei gemelli (seppur nella conclusione ci sia una creatura per certi versi speculare a quella creata da H.R. Giger e che offre un colpo di scena), soltanto accennato ma poco sviluppato. La struttura regge grazie a una messinscena discreta, seppur ci siano diversi errori di raccordo in un montaggio, certo complicato, ma che in una produzione del genere non dovremmo trovare: dettagli, forse, ma che dimostrano una certa grossolanità anche in alcuni passaggi narrativi. Ritrovare alcuni elementi del passato è comunque un piacere e Alvarez dà un discreto equilibrio tra il vecchio e il nuovo, con esiti superiori rispetto ai due precedenti film della saga, anche se non riesce a offrire i guizzi necessari per superare il livello medio e poco rischioso in cui si muove tutta la produzione. All’interno di un cast abbastanza spaesato, Cailee Spaeny non recita male, ma il carisma di Sigourney Weaver è veramente lontano. 
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