Dopo vent'anni la Longobarda torna in Serie A. Lo storico allenatore della squadra, Oronzo Canà (Lino Banfi) è da tempo in pensione, ma la sua passione per il calcio non si è mai spenta. Quando viene richiamato ad allenare la Longobarda, Canà è convinto che questa sia la sua grande occasione per dimostrare il proprio valore, ma dovrà scontrarsi ancora una volta con imbrogli, incompetenze e una classifica a dir poco preoccupante.

Sequel del cult movie del 1984 e ritorno per Lino Banfi sul grande schermo dopo oltre vent'anni di assenza. Un omaggio ai fan (la cui insistenza ha contribuito alla realizzazione del progetto), ma un'operazione cinematograficamente inesistente che ricalca pedissequamente la formula del film originale ma con meno inventiva e più pressapochismo. Tra gag fisiche di una banalità sconfortante, battute raggelanti («Il calcio è l'opposto del sesso: palla al centro e fallo laterale»), pleonastiche sottotrame dedicate a scandali vagamente ispirati a Calciopoli (ma appositamente edulcorati, tanto che il vero Luciano Moggi è solo evocato) e irritanti sentimentalismi stucchevoli perfino per la più smielata fiction nostrana (Banfi, che figura tra gli sceneggiatori, a un certo punto pare fare la parodia lagnosa del Nonno Libero di Un medico in famiglia che tanto successo gli ha garantito), il risultato è dilettantesco (con effettacci digitali da mani nei capelli e uno sfacciatissimo product placement), incapace di suscitare anche solo un sorrisetto di compatimento. Parata di calciatori (tra gli altri Gigi Buffon, Alessandro Del Piero, Francesco Totti, Daniele De Rossi, Luca Toni), allenatori (Carlo Ancelotti, Luciano Spalletti, Carlo Mazzone) e giornalisti sportivi (Ilaria D'Amico, Sandro Piccinini, Giampiero Mughini) del tutto spaesati quasi quanto un Banfi lontanissimo parente dell'energico, carismatico e trascinante comico che fu. Tristissimo.