Jean (Jean Yanne), cineasta, è separato da diversi anni e ha una relazione con la giovane Catherine (Marlène Jobert). Il loro è un rapporto morboso e squilibrato, sempre sul punto di rottura, ma non riescono mai a fare a meno di riavvicinarsi. Basato sull'omonimo romanzo autobiografico dello stesso Pialat, il secondo lungometraggio del regista francese (escludendo la serie televisiva La maison des bois del 1971) introduce il carattere secco, impulsivo ed ellittico tipico del suo cinema. È un film concentrato quasi esclusivamente sui due protagonisti, tanto che nel quadro raramente entrano altri personaggi o grandi spazi panoramici; spesso Jean e Catherine neanche si guardano l'uno con l'altro, ma si confrontano in luoghi claustrofobici e chiusi, come l'interno dell'automobile, che definiscono precisamente la natura della loro relazione. Gretto e violento lui, ingenua e sottomessa lei, non riescono a lasciarsi andare: le affermazioni di sprezzo di Jean (ben interpretato da Yanne) vengono presto dimenticate mentre i tentativi di rottura da parte di Catherine immediatamente smentiti. Il linguaggio diretto e brutalmente sincero, tanto da divenire talvolta assurdo e ilare, si riflette in quello cinematografico, così semplice e drastico nei piani-sequenza che ingabbiano la coppia; composto di continui movimenti all'indietro, di ritorni e ripetizioni, L'amante giovane (che in originale suona più coerentemente Noi non invecchieremo insieme) si discosta da ogni sentimentalismo divenendo algido e asfittico, in parte anche eccessivamente e gratuitamente, ma al contempo dolorosamente realistico. Imperfetto, ma da vedere.