Cosa c'è di più immutabile dell'amore nella storia dell'uomo, da sempre costretto a lottare per il suo oggetto del desiderio? Ne vediamo tre esempi, ambientati durante la preistoria, nell'antica Roma e nel mondo contemporaneo: ogni volta, il protagonista (Buster Keaton) che s'innamora di una donna è osteggiato dai genitori di lei e deve sfidare un altro pretendente alla sua mano. In uno dei suoi primi lunghi, Buster Keaton prende un classico plot del proprio repertorio (l'eroe alle prese con il corteggiamento e con un rivale in amore), iterandolo in tre diverse epoche, con un arguto montaggio alternato che fa scorrere le vicende in modo speculare, costruendo una dichiarata parodia di Intolerance (1916) di David W. Griffith. A sua volta, il film è stato fonte di infiniti spunti nella storia cinematografica: è lecito pensare che ne derivino sia La pazza storia del mondo (1981) di Mel Brooks che molti sketch dei Monthy Python, nonché una più pruriginosa pellicola del 1967 che in Italia porta lo stesso titolo (di registi vari, tra cui Godard e Bolognini). Un vero e proprio archetipo, quindi, spassoso e geniale nelle sue ricostruzioni d'epoca grossolane e zeppe di anacronismi: vedi il dinosauro usato come cavalcatura, l'orologio da polso a meridiana o invenzioni ante litteram come il baseball nella preistoria o la slitta nell'epoca romana. Conosciuto anche come Senti amore mio.