Una compagnia teatrale si occupa della messa a punto di pièce in veri appartamenti in cui abitano realmente delle persone. L'invito di un autore di teatro avanguardista spingerà il loro lavoro a intersecare ulteriormente arte e vita, rendendo indistinguibile l'una dall'altra. I protagonisti del film, due attrici e un attore, si recano in visita per lavoro in una villa sontuosa che sarà sede della loro performance, ma Rivette, a dispetto delle fattezze dell'edificio protagonista del suo film, continua a essere tutt'altro che un autore barocco, nonostante nei suoi film abbondino raffinatezza per palati fini e riferimenti culturali ricercati ed elitari. Il tono e lo stile di Rivette, nonostante le preziosità e gli arzigogoli propri di una certa pedante retorica culturale, sono infatti piani e rilassati, fluidi e scorrevoli, e filtrano letteralmente attraverso il tessuto di molti suoi film solleticando e affascinando in più di un'occasione. L'amore in pezzi non fa eccezione e, nonostante i compiacimenti insiti nell'arte dell'autore, presenta una sua fremente energia capace di superare la rigidità cerebrale della messa in scena, attraverso delle notevoli coloriture drammaturgiche, un impianto metateatrale stimolante e dei momenti di cinema da leccarsi i baffi. Niente di più di un gioco a carte scoperte, ma davvero di gran classe e recitato divinamente da tutto il cast.