Stanley White (Mickey Rourke), valido e incorruttibile capitano della polizia di New York nonché reduce del Vietnam, dichiara guerra alla malavita organizzata di Chinatown e al giovane e spietato leader Joey Tai (John Lone). Con l'aiuto della giornalista Tracy Tzu (Ariane), la sua sarà una lotta senza esclusione di colpi e non priva di dolorose perdite.
Riassorbitosi, almeno in parte, il clamore per il gigantesco fiasco de I cancelli del cielo (1980), Cimino ritenta l'avventura dietro la macchina da presa cinque anni dopo, sotto l'egida produttiva di Dino de Laurentiis e con una sceneggiatura scritta insieme a Oliver Stone. Ne esce un ottimo poliziesco che ha il sapore di un affresco epico, tanto trascinante nella sua potenza visiva da far perdonare gli eccessi, la sua compiaciuta estetica della violenza e gli stereotipi sulla comunità cinese che fecero piovere sul film accuse di razzismo. La destrezza tecnica di Cimino è indubbia in questa sinfonia di forsennata disperazione, quasi baroccheggiante, con diverse sequenze che lasciano il segno (una su tutte, la strage al ristorante). Monumentale Rourke che, invecchiato e abbigliato come un eroe noir d'altri tempi, s'immerge totalmente in un personaggio controverso ma bigger than life: eroe solo contro tutti, figlio di una minoranza etnica (polacca) che combatte contro un'altra e, per ostinazione e paranoia razziale, ricorda l'Ethan Edwards di John Wayne in Sentieri Selvaggi (1956) di Ford. Il glaciale e affascinante John Lone è il suo perfetto contraltare e il duello che li vede contrapposti è un momento che non si dimentica.