Aprile
1998
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
78 min.
Formato
Colore
Regista
Nanni Moretti
Attori
Nanni Moretti
Silvia Nono
Silvio Orlando
Daniele Luchetti
Corrado Stajano
Angelo Barbagallo
Nanni Moretti vorrebbe girare un documentario su Berlusconi. La destra ottiene però la vittoria alle elezioni e il regista preferisce mettere da parte il progetto per dedicarsi alla solita idea che gli ritorna in testa da anni: un musical su un pasticciere trotskista nell'Italia conformista degli anni Cinquanta. La compagna Silvia Nono, nel frattempo, gli comunica di essere incinta.
Un altro film diaristico, un'altra opera ritagliata sul proprio quotidiano più che sulla propria poetica. Una differenza non da poco. Perché se Caro Diario (1993) trasfigurava i riferimenti ombelicali dando corpo e peso all'intimità del Moretti regista oltre che uomo, qui la sensazione è invece solo quella di spiare dal buco della serratura di un autore in palese blocco creativo, senza più idee propulsive o slanci d'ispirazione che possano dirsi tali. Un Moretti più pigro e afasico che in passato, inconcludente e ripiegato su stesso, a cui non bastano le trovate isolate (il lenzuolo coi giornali) o i momenti in cui si mostra in qualità di padre apprensivo e inesperto. La primavera di aprile non coincide con una rifioritura del cinema morettiano, ma somiglia piuttosto a una paralisi, in cui il cinema ha lasciato il posto al pallido cronachismo. Persino il racconto politico del momento, scene cult a parte («D'Alema, dì una cosa di sinistra!»), è solo in superficie. Il senso del film è tutto nella frase (ironica, nelle intenzioni) che il regista Daniele Luchetti, sul set di una pubblicità che sta dirigendo nel film, rivolge a un Moretti in vena di litigi: «Da quant'è che non fai un film, Nanni? No, intendo un film vero!».
Un altro film diaristico, un'altra opera ritagliata sul proprio quotidiano più che sulla propria poetica. Una differenza non da poco. Perché se Caro Diario (1993) trasfigurava i riferimenti ombelicali dando corpo e peso all'intimità del Moretti regista oltre che uomo, qui la sensazione è invece solo quella di spiare dal buco della serratura di un autore in palese blocco creativo, senza più idee propulsive o slanci d'ispirazione che possano dirsi tali. Un Moretti più pigro e afasico che in passato, inconcludente e ripiegato su stesso, a cui non bastano le trovate isolate (il lenzuolo coi giornali) o i momenti in cui si mostra in qualità di padre apprensivo e inesperto. La primavera di aprile non coincide con una rifioritura del cinema morettiano, ma somiglia piuttosto a una paralisi, in cui il cinema ha lasciato il posto al pallido cronachismo. Persino il racconto politico del momento, scene cult a parte («D'Alema, dì una cosa di sinistra!»), è solo in superficie. Il senso del film è tutto nella frase (ironica, nelle intenzioni) che il regista Daniele Luchetti, sul set di una pubblicità che sta dirigendo nel film, rivolge a un Moretti in vena di litigi: «Da quant'è che non fai un film, Nanni? No, intendo un film vero!».
Iscriviti
o
Accedi
per commentare