Il criminale transalpino Abel Davos (Lino Ventura) è latitante in Italia. Dopo un ultimo colpo a Milano, cerca di tornare in Francia insieme alla moglie Thérèse (Simone France), ai suoi due figli e al complice Raymond (Stan Krol). Giunti alla frontiera, Thérèse e Raymon vengono uccisi dalle guardie costiere mentre Abel riesce a scappare con i bambini a Nizza. Chiederà aiuto agli amici di un tempo per raggiungere Parigi, ma a venirgli in soccorso sarà lo sconosciuto Eric Stark (Jean-Paul Belmondo). Tratta da un romanzo di José Giovanni, anche sceneggiatore insieme a Pascal Jardin e allo stesso Sautet, un'opera che si colloca direttamente tra i capisaldi del noir francese, eleggendo Lino Ventura a uno degli interpreti favoriti del genere, grazie al personaggio di criminale malinconico nonché di antieroe titubante nella scelta tra la libertà errante e la moralità dei suoi valori individuali. Incapace di rinunciare all'istinto della vendetta privata, conduce una ribellione personale contro la slealtà del sistema, l'ipocrisia dilagante e l'utopia della sicurezza degli affetti. Mentre la voce narrante introduce da un onnisciente e gelido fuori campo i preamboli narrativi, i personaggi che calpestano l'asfalto metropolitano (bruciante di tradimento e solitudine) non possono che scappare invano da un'esistenza già perdente. Evitando le rigide dinamiche dei gangster americani e i cervellotici intrecci chandleriani, Sautet orchestra sapientemente il viaggio verso la rassegnazione e la resa a una Parigi fumosa e amara. Secco ed essenziale, un modello di noir senza fronzoli e inutili divagazioni. Splendido bianconero di Ghislain Cloquet, musiche di Georges Delerue.