Aspromonte – La terra degli ultimi
2019
Paese
Italia
Genere
Drammatico
Durata
89 min.
Formato
Colore
Regista
Mimmo Calopresti
Attori
Valeria Bruni Tedeschi
Marco Leonardi
Romina Mondello
Marcello Fonte
Sergio Rubini
Fabrizio Gifuni
Negli anni '50 Africo è un piccolo paesino sull'Aspromonte dove manca tutto: elettricità, acqua corrente, scuole. Quando una maestra di Como (Valeria Bruni Tedeschi) arriva nel paese, convinta di poter fare qualcosa, comprende presto le ragioni dell'immobilismo.
Il regista Mimmo Calopresti si cimenta con uno spaccato popolare, ambientato nell’entroterra calabrese, che fa i conti con scenari incontaminati ma arretrati e con una poeticità di fondo che trova nella collocazione temporale e nel vagheggiamento di un tempo lontanissimo le sue principali fonti d’ispirazione. Collante di tutta l’operazione è senza ombra di dubbio il paesaggio meridionale, punto di partenza e approdo ideale di tante sequenze e altrettante soluzioni espressive, all’interno del quale prende corpo una vicenda narrata con tono esile ma sincero e mossa dalle migliori intenzioni: un racconto, in estrema sintesi, nostalgico ma di denuncia, attraverso cui Calopresti, calabrese di nascita, e il produttore Fulvio Lucisano, originario della regione per parte di padre, hanno voluto tessere un atto d’amore alle propria terra. Ma se da un lato appare azzeccata la presa di coscienza, umanista e mai giudicante, delle radici di un microcosmo schiacciato da istituzioni sorde e ottuse, incarnate soprattutto dal Don Totò interpretato da Sergio Rubini, dall’altro non sono pochi i momenti in cui la retorica supera di gran lunga il livello di guardia. Soprattutto per via dell’utilizzo strumentale e grossolano del personaggio di Marcello Fonte e di tanti momenti che spingono il prodotto verso un calligrafismo appiattito e, in più di un’occasione, irrimediabilmente stucchevole. Nel cast di attori calabresi, oltre al protagonista di Dogman (2018) di Matteo Garrone, anche Marco Leonardi e Francesco Colella.
Il regista Mimmo Calopresti si cimenta con uno spaccato popolare, ambientato nell’entroterra calabrese, che fa i conti con scenari incontaminati ma arretrati e con una poeticità di fondo che trova nella collocazione temporale e nel vagheggiamento di un tempo lontanissimo le sue principali fonti d’ispirazione. Collante di tutta l’operazione è senza ombra di dubbio il paesaggio meridionale, punto di partenza e approdo ideale di tante sequenze e altrettante soluzioni espressive, all’interno del quale prende corpo una vicenda narrata con tono esile ma sincero e mossa dalle migliori intenzioni: un racconto, in estrema sintesi, nostalgico ma di denuncia, attraverso cui Calopresti, calabrese di nascita, e il produttore Fulvio Lucisano, originario della regione per parte di padre, hanno voluto tessere un atto d’amore alle propria terra. Ma se da un lato appare azzeccata la presa di coscienza, umanista e mai giudicante, delle radici di un microcosmo schiacciato da istituzioni sorde e ottuse, incarnate soprattutto dal Don Totò interpretato da Sergio Rubini, dall’altro non sono pochi i momenti in cui la retorica supera di gran lunga il livello di guardia. Soprattutto per via dell’utilizzo strumentale e grossolano del personaggio di Marcello Fonte e di tanti momenti che spingono il prodotto verso un calligrafismo appiattito e, in più di un’occasione, irrimediabilmente stucchevole. Nel cast di attori calabresi, oltre al protagonista di Dogman (2018) di Matteo Garrone, anche Marco Leonardi e Francesco Colella.
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