Mickey (Woody Harrelson) e Mallory (Juliette Lewis) sono due serial killer disadattati che viaggiano per l'America, celebrando l'iniziazione alla violenza e uccidendo chiunque provi ad ostacolarli. I media iniziano a seguirli e la coppia diventerà presto leggenda.

Oliver Stone, diversi anni dopo il celebre Platoon (1986), torna a mettere in primo piano il “tema della violenza”. Questa volta, però, lo inserisce in un contesto quotidiano, perennemente a rischio di implosione, e ne costruisce una rappresentazione dal forte spessore cinematografico/cinefilo: lo stile crudo ed esplicito (presente in più sequenze dal taglio estremo) è distillato in un montaggio frenetico che impiega stili differenti, dall'animazione all'utilizzo di diversi formati (35 mm, 8 mm). Nell'insieme, l'opera colpisce e, anche grazie a una colonna sonora degna di nota (Bob Dylan, Patti Smith, Peter Gabriel, Leonard Cohen), si presenta più come una sorta di concerto audiovisivo che come un “tradizionale” film sulla brutalità umana. Meno convincente è la velata critica che il regista muove ai mass media e alla loro (involontaria?) glorificazione della violenza, piuttosto banale e pregna di ovvietà (il reporter, interpretato da Robert Downey Jr., che si sacrifica alla causa dello spettacolo). Forse un po' troppo ammiccante nei confronti del cinema postmoderno “alla Tarantino”, Assassini nati è diventato uno dei riferimenti cult di inizio anni Novanta con la sua allure fumettistica, sarcastica e ultrapop. E la sceneggiatura, non a caso, è stata scritta proprio dallo stesso regista di Pulp Fiction (1994), anche se ci sono in stati in seguito innumerevoli cambiamenti apportati da Stone e dai suoi co-sceneggiatori. Ottimo il cast, a partire da un indimenticabile Woody Harrelson e da un insolito Tommy Lee Jones.