L'assassino
1961
Paesi
Italia, Francia
Generi
Poliziesco, Noir, Drammatico
Durata
97 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Elio Petri
Attori
Marcello Mastroianni
Cristina Gaioni
Micheline Presle
Salvo Randone
Paolo Panelli
Andrea Checchi
Alfredo (Marcello Mastroianni), antiquario di Piazza di Spagna meschino e approfittatore, viene prelevato dalla polizia senza alcun preavviso e condotto in questura. Sconvolto e incredulo, l'uomo scopre di essere il principale indiziato dell'omicidio della giovane amante, frequentata la sera prima. Il pressante interrogatorio del commissario Palumbo (Salvo Randone) lo spingerà a far luce sull'accaduto e a riconsiderare con occhio critico i propri vacillanti valori morali.
L'ambiguità del potere a difesa della giustizia, i preconcetti che segnano il tessuto sociale, il controllo delle autorità sul libero cittadino, la meschinità del maschio nel rapportarsi alle donne, l'effimera veridicità delle apparenze e il sospetto di colpevolezza sono le direttrici entro cui si muove il lungometraggio d'esordio di Elio Petri, un poliziesco dalle tinte noir che fa proprie le istanze esistenziali del cinema di rottura dei primi anni '60. La struttura moderna dell'opera frammenta la narrazione per comporre un quadro composito in grado di affiancare psicologia dei personaggi e indagine serrata che, in un sottile crescendo di claustrofobica tensione, immerge il protagonista in'odissea kafkiana: attraverso il rapporto di Alfredo con amore, amici e lavoro, Petri ci spinge a riflettere sulla sua dubbia moralità, che sembra coincidere pericolosamente con quella dell'italiano borghese adagiatosi sull'onda lunga del boom economico («Non esistono più i sentimenti, siamo soltanto degli animali»). Una parabola talmente cristallina da risultare prevedibile, condotta con mano solida verso un finale irrisolto. L'impianto teorico, il montaggio serrato e le acute osservazioni sul malcostume made in Italy colpiscono comunque nel segno. Notevole il confronto tra Alfredo e la madre. Ottimo Mastroianni in uno dei rari personaggi sgradevoli della sua carriera cinematografica. Sceneggiatura di Elio Petri, Tonino Guerra, Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa. Fotografia di Carlo Di Palma, musiche jazz di Piero Piccioni. Presentato in concorso al Festival di Berlino. Vietato ai minori di 16 anni.
L'ambiguità del potere a difesa della giustizia, i preconcetti che segnano il tessuto sociale, il controllo delle autorità sul libero cittadino, la meschinità del maschio nel rapportarsi alle donne, l'effimera veridicità delle apparenze e il sospetto di colpevolezza sono le direttrici entro cui si muove il lungometraggio d'esordio di Elio Petri, un poliziesco dalle tinte noir che fa proprie le istanze esistenziali del cinema di rottura dei primi anni '60. La struttura moderna dell'opera frammenta la narrazione per comporre un quadro composito in grado di affiancare psicologia dei personaggi e indagine serrata che, in un sottile crescendo di claustrofobica tensione, immerge il protagonista in'odissea kafkiana: attraverso il rapporto di Alfredo con amore, amici e lavoro, Petri ci spinge a riflettere sulla sua dubbia moralità, che sembra coincidere pericolosamente con quella dell'italiano borghese adagiatosi sull'onda lunga del boom economico («Non esistono più i sentimenti, siamo soltanto degli animali»). Una parabola talmente cristallina da risultare prevedibile, condotta con mano solida verso un finale irrisolto. L'impianto teorico, il montaggio serrato e le acute osservazioni sul malcostume made in Italy colpiscono comunque nel segno. Notevole il confronto tra Alfredo e la madre. Ottimo Mastroianni in uno dei rari personaggi sgradevoli della sua carriera cinematografica. Sceneggiatura di Elio Petri, Tonino Guerra, Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa. Fotografia di Carlo Di Palma, musiche jazz di Piero Piccioni. Presentato in concorso al Festival di Berlino. Vietato ai minori di 16 anni.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare