Van Gogh – Sulla soglia dell'eternità
At Eternity's Gate
2018
Paesi
Usa, Francia
Genere
Biografico
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Julian Schnabel
Attori
Willem Dafoe
Rupert Friend
Oscar Isaac
Mads Mikkelsen
Mathieu Amalric
Emmanuelle Seigner
Niels Arestrup
Gli ultimi momenti di vita del pittore Vincent van Gogh (Willem Dafoe): dal suo soggiorno ad Arles, tra gli incantevoli scorci della Provenza, fino alla sofferta degenza in un ospedale psichiatrico a Saint-Rémy.
Ventidue anni dopo aver realizzato un biopic sull'iconica figura di Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel (regista, sceneggiatore ma anche affermato pittore) torna a confrontarsi con l'arte attraverso un'opera che mette al centro la creazione artistica e, soprattutto, i tormenti dell'uomo al di là della sua vocazione. Un'operazione di indubbio fascino che, nel tentativo di discostarsi dai codici abituali del film biografico, cerca di trasmettere le emozioni principalmente con la suggestione delle immagini, ricreando, grazie a una interessante ricerca cromatica, le atmosfere dei quadri più celebri del maestro post-impressionista. Purtroppo, soprattutto nella prima parte, il tentativo fallisce su tutta la linea, e l'esigenza di ricorrere all'assoluta banalità di alcuni dialoghi (imperdonabile la sciatteria del Gauguin di Oscar Isaac) rende manifesto un approccio tanto autoriale quanto lacunoso. Nonostante alcune intuizioni visive risultino azzeccate, la marcata ricerca stilistica appare qua e là gratuita e ripetitiva, assestandosi su un livello di molto inferiore a quanto mostrato da Schnabel in un'opera per certi versi simile come Lo scafandro e la farfalla (2007). Un racconto che vuole essere quasi un’esperienza sensoriale condotta attraverso una narrazione ellittica, capace di osare in più di un momento dal punto di vista formale. Ma la dolente parabola di van Gogh emerge solo nelle battute finali. Accanto allo stesso Schnabel, tra gli sceneggiatori figurano Louise Kugelberg e lo scrittore Jean-Claude Carrière. Fotografia di Benoît Delhomme. Coppa Volpi a Venezia per Willem Dafoe.
Ventidue anni dopo aver realizzato un biopic sull'iconica figura di Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel (regista, sceneggiatore ma anche affermato pittore) torna a confrontarsi con l'arte attraverso un'opera che mette al centro la creazione artistica e, soprattutto, i tormenti dell'uomo al di là della sua vocazione. Un'operazione di indubbio fascino che, nel tentativo di discostarsi dai codici abituali del film biografico, cerca di trasmettere le emozioni principalmente con la suggestione delle immagini, ricreando, grazie a una interessante ricerca cromatica, le atmosfere dei quadri più celebri del maestro post-impressionista. Purtroppo, soprattutto nella prima parte, il tentativo fallisce su tutta la linea, e l'esigenza di ricorrere all'assoluta banalità di alcuni dialoghi (imperdonabile la sciatteria del Gauguin di Oscar Isaac) rende manifesto un approccio tanto autoriale quanto lacunoso. Nonostante alcune intuizioni visive risultino azzeccate, la marcata ricerca stilistica appare qua e là gratuita e ripetitiva, assestandosi su un livello di molto inferiore a quanto mostrato da Schnabel in un'opera per certi versi simile come Lo scafandro e la farfalla (2007). Un racconto che vuole essere quasi un’esperienza sensoriale condotta attraverso una narrazione ellittica, capace di osare in più di un momento dal punto di vista formale. Ma la dolente parabola di van Gogh emerge solo nelle battute finali. Accanto allo stesso Schnabel, tra gli sceneggiatori figurano Louise Kugelberg e lo scrittore Jean-Claude Carrière. Fotografia di Benoît Delhomme. Coppa Volpi a Venezia per Willem Dafoe.
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