Alla riapertura del Mission College, università con soli studenti afroamericani, si fronteggiano Dap Dunlop (Laurence Fishburne), giovane politicamente impegnato che protesta contro i finanziamenti al Sudafrica dell'apartheid, e Julian Eaves (Giancarlo Esposito), leader della più importante confraternita del campus. Tra numeri musicali, rivalità da gruppi sociali, iniziazione delle matricole e vicende sentimentali, le tensioni esploderanno prepotenti. Opera seconda di Spike Lee che, dopo il successo di Lola Darling (1986), trova i finanziamenti per girare un soggetto a cui lavorava dai tempi del college (il Morehouse, anch'esso per soli afroamericani). Scegliendo il genere musical per mettere in scena i giovani neri e i falsi problemi che ne accompagnano la crescita e l'educazione, il regista sembra riflettere sulla superficialità degli stereotipi (le discussioni sui gradi di chiarezza della pelle, sulle pettinature più o meno afro, sull'omologazione o la contrapposizione alla cultura bianca), immedesimandosi totalmente nel protagonista durante la sequenza finale. Invito a costruirsi una personalità e una voce propria, il film paga un mix non perfetto tra la tesi autoriale e la resa scenica, tra le tensioni drammatiche e le valvole di sfogo fornite dai pezzi musicali. Volenteroso e originale, ma decisamente incerto nella realizzazione: forse uno dei titoli meno convincenti del primo Lee. Accolto con freddezza in patria; colonna sonora di Bill Lee, padre di Spike.