Baci rubati
Baisers volés
1968
Rai Play
Paese
Francia
Genere
Sentimentale
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
François Truffaut
Attori
Jean-Pierre Léaud
Claude Jade
Daniel Ceccaldi
Claire Duhamel
Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud), diventato adulto, viene congedato in anticipo dal servizio militare per il comportamento troppo esuberante. Una volta tornato alla normalità, tenterà di riallacciare i rapporti con Christine Darbon (Claude Jade) della quale è innamorato, ma che sembra non dimostrare molta simpatia per lui.
Con Baci rubati, terzo capitolo delle avventure di Antoine Doinel dopo I quattrocento colpi (1959) e l'episodio di Antoine e Colette (1962), François Truffaut recupera “i piccoli avvenimenti della vita” e lancia definitivamente il suo personaggio più famoso. Storia di un'iniziazione all'età adulta, il film è la prima commedia del regista, ideata sul modello stilistico degli ultimi film di Ernst Lubitsch. Presentandosi come la continuazione delle avventure di Doinel, nella forma abusata del diario-confessione, Baci rubati è un'opera minore, per quanto leggiadra e libera. Il suo limite è la mancanza di un vero e proprio soggetto: si seguono in modo quasi pedissequo le vicissitudini ora comiche, ora grottesche, ora patetiche di un personaggio tenero e scapestrato, che lo spettatore sta imparando a conoscere e che col tempo imparerà anche ad amare. Il prologo si apre con le immagini della Cinémathèque dell'amico Henri Langlois, al quale il film è dedicato.
Con Baci rubati, terzo capitolo delle avventure di Antoine Doinel dopo I quattrocento colpi (1959) e l'episodio di Antoine e Colette (1962), François Truffaut recupera “i piccoli avvenimenti della vita” e lancia definitivamente il suo personaggio più famoso. Storia di un'iniziazione all'età adulta, il film è la prima commedia del regista, ideata sul modello stilistico degli ultimi film di Ernst Lubitsch. Presentandosi come la continuazione delle avventure di Doinel, nella forma abusata del diario-confessione, Baci rubati è un'opera minore, per quanto leggiadra e libera. Il suo limite è la mancanza di un vero e proprio soggetto: si seguono in modo quasi pedissequo le vicissitudini ora comiche, ora grottesche, ora patetiche di un personaggio tenero e scapestrato, che lo spettatore sta imparando a conoscere e che col tempo imparerà anche ad amare. Il prologo si apre con le immagini della Cinémathèque dell'amico Henri Langlois, al quale il film è dedicato.
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