Barabba (Anthony Quinn) viene liberato da Ponzio Pilato (Arthur Kennedy) che, seguendo il giudizio alla folla, sceglie di far crocifiggere il suo ‘antagonista' Gesù. Ma il bandito continua a commettere crimini e viene condannato ai lavori forzati in una miniera in Sicilia, dove si avvicina a un giovane cristiano, Sahak (Vittorio Gassman). Una volta liberati, i due arrivano a Roma e diventano dei gladiatori. Tratto dal romanzo di Par Lagerkvist, il film è una variazione su un risaputo tema religioso, una sorta di spin off immaginato che ha come protagonista la storia del celeberrimo bandito salvato al posto di Gesù. Un kolossal “umile” che, pur continuando a dar priorità a scenografia, costumi, alla messa in scena efficace e a una riuscita fotografia di Aldo Tonti, concentra l'attenzione, forse per la prima volta, sul popolo dimenticato dei poveri e degli ultimi, condannati a esistenze atroci, ai lavori forzati o a morire nelle arene per il divertimento dei ricchi. Regia curata e buona performance degli attori non riescono però a far dimenticare il senso ambiguo e (specie nel finale) retorico di una pellicola che sembra voler santificare i cattivi e lasciare che il bene cristiano trionfi su tutto. Da kolossal anche la durata di oltre due ore. Il produttore De Laurentiis decise di fissare le riprese della crocifissione sul Golgota in coincidenza dell'eclissi totale: la scena venne girata a Roccastrada (Toscana) e il risultato è senza dubbio affascinante.