The Believer
The Believer
2001
Paese
Usa
Generi
Drammatico, Biografico
Durata
102 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Henry Bean
Attori
Ryan Gosling
Summer Phoenix
Billy Zane
Theresa Russell
Il giovane di origine ebraica Danny Balint (Ryan Gosling) è un violento skinhead colto e tormentato che vive con profonda rabbia repressa la sua condizione di neonazista antisemita. Dopo essersi fatto notare all'interno di un gruppo di attivisti fascisti capitanati da Curtis Zampf (Billy Zane), progetta uno sterminio dal basso del popolo eletto. Ma gli eventi prendono una piega inaspettata. Finale tragico.
«I hate and I love. Who can tell me why?» (Catullo). Prodotto indipendente a basso costo che ha il pregio di affrontare con coraggio un tema spinoso da una prospettiva scomoda ma affascinante, seguendo una linea rigorosa che tende a scavare in profondità sui conflitti tra religione ebraica e ideologia nazista (senso di appartenenza culturale, ricerca di identità, frustrazione, cuore di tenebra dell'animo umano, logiche perverse del credo religioso, odio e tolleranza). Più riuscito negli aspetti "teorici" in cui le fitte (e un po' pedanti) dissertazioni intellettuali sollevano scomodi interrogativi che negli aspetti più "empirici" in cui l'azione (ridotta al minimo) ha il sopravvento. Regia non sempre all'altezza (banali i flashback, così come gli inserti in bianco e nero che dovrebbero accentuare l'idea del dissidio interiore di Danny), montaggio blando e macchinoso; rimangono il notevole disegno dei personaggi e il nobile rifiuto di ogni espediente spettacolare (anche nel finale). Ryan Gosling (classe 1980), al suo primo ruolo da protagonista, si dimostra già un attore di razza. Ispirato alla vita di Daniel Burros (1937-1965), neonazista ebreo esponente del movimento politico statunitense American Nazi Party, suicidatosi quando furono rese note le sue origini. Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival.
«I hate and I love. Who can tell me why?» (Catullo). Prodotto indipendente a basso costo che ha il pregio di affrontare con coraggio un tema spinoso da una prospettiva scomoda ma affascinante, seguendo una linea rigorosa che tende a scavare in profondità sui conflitti tra religione ebraica e ideologia nazista (senso di appartenenza culturale, ricerca di identità, frustrazione, cuore di tenebra dell'animo umano, logiche perverse del credo religioso, odio e tolleranza). Più riuscito negli aspetti "teorici" in cui le fitte (e un po' pedanti) dissertazioni intellettuali sollevano scomodi interrogativi che negli aspetti più "empirici" in cui l'azione (ridotta al minimo) ha il sopravvento. Regia non sempre all'altezza (banali i flashback, così come gli inserti in bianco e nero che dovrebbero accentuare l'idea del dissidio interiore di Danny), montaggio blando e macchinoso; rimangono il notevole disegno dei personaggi e il nobile rifiuto di ogni espediente spettacolare (anche nel finale). Ryan Gosling (classe 1980), al suo primo ruolo da protagonista, si dimostra già un attore di razza. Ispirato alla vita di Daniel Burros (1937-1965), neonazista ebreo esponente del movimento politico statunitense American Nazi Party, suicidatosi quando furono rese note le sue origini. Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival.
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