Nell’antica Roma Giuda Ben-Hur (Jack Huston), un giovane dalle nobili origini, viene ingiustamente accusato di tradimento dal fratello adottivo Messala (Toby Kebbell), ufficiale dell’esercito. Privato del titolo, separato dalla famiglia e dalla donna che ama (Nazanin Boniadi) Giuda è ridotto in schiavitù. Dopo anni passati per mare, fa ritorno alla propria terra d’origine per cercare vendetta.

Nuovo adattamento del romanzo di Lew Wallace (dopo quelli di Fred Niblo del 1925 e di William Wyler del 1959), il film diretto da Timur Bekmambetov (già regista di film non proprio memorabili come Wanted – Scegli il tuo destino del 2008 e La leggenda del cacciatore di vampiri del 2012) è un tripudio di effetti speciali (neanche troppo spettacolari) e nulla più. Incapace di ricreare il respiro grandioso dell’originale, punta tutto sull’uso smodato del digitale e su un ritmo frenetico che poco o nessuno spazio lascia alle emozioni. La computer graphics fagocita la storia, privata di ogni afflato mistico o patemico, mentre la performance del protagonista non si avvicina nemmeno a sfiorare l’intramontabile iconicità di Heston nel film del 1959. L’impressione generale è che gli effetti speciali, anziché aumentare le possibilità realizzative, svuotino l’anima del film, lasciando una confezione dispendiosa ma vuota, il cui intento ultimo, tralasciando le ragioni di botteghino, non è mai davvero chiaro. A cosa serve un remake roboante ma senza cuore?