Nella profonda provincia americana, la vita di una piccola comunità Amish viene sconvolta dall'omicidio di Jim Schmidt (Douglas Barr), un giovane allontanatosi dal culto in seguito al matrimonio con Martha (Maren Jensen). In un clima di sospetto e fervore religioso, altre morti violente andranno ad alimentare il terrore per un nemico soprannaturale. Wes Craven tenta di dare una svolta al proprio cinema, lasciando da parte il realismo e la violenza esplicita delle opere precedenti per una pellicola che ricorre soprattutto ad atmosfere sottilmente insane e a soluzioni registicamente e tecnicamente curate. Il risultato è solo in parte convincente, poiché il film sembra non avere una direzione precisa (si spazia dal thriller al misticismo puro) e alterna momenti validi (un buon utilizzo degli interni) a cadute di tono un po' grottesche. In ogni caso, abbastanza ambiguo da risultare disturbante. Cast in cui spiccano Ernest Borgnine (Isaiah Schmidt) e una quasi esordiente ma già splendida Sharon Stone (Lana Marcus). Non può passare inosservato, nel ruolo di William Gluntz, Michael Berryman, volto freak per eccellenza del cinema horror già diretto da Craven in Le colline hanno gli occhi (1977). Soggetto di Glenn M. Benest e Matthew Barr, sceneggiatori insieme al regista.