Berlinguer - La grande ambizione
2024
Paese
Italia
Genere
Biografico
Durata
123 min.
Formato
Colore
Regista
Andrea Segre
Attori
Elio Germano
Paolo Pierobon
Roberto Citran
Stefano Abbati
Francesco Acquaroli
Paolo Calabresi
Andrea Pennacchi
Giorgio Tirabassi
Fabrizia Sacchi
Elena Radonicich
1973: colpo di stato nel Cile di Salvador Allende, che rovescia la democrazia socialista conquistata con le elezioni, e attentato in Bulgaria contro Enrico Berlinguer (Elio Germano), colpevole di un’interpretazione “eretica” del comunismo, al riparo da soggezioni all’URSS. Schiacciato dai giochi di potere delle due superpotenze della Guerra fredda, Berlinguer, segretario di partito non sviato da ambizioni di potere personale, imbocca la via per lui unica possibile nella situazione italiana, un’alleanza (il Compromesso storico) con le componenti della Democrazia Cristiana più aperte al dialogo con le sinistre, e in particolare con Aldo Moro.
Inizia così un film capace di coniugare rigore documentaristico e, grazie anche alla strepitosa interpretazione di Elio Germano, di approfondire l’aspetto umano di un leader amato dai sostenitori del partito, anche se non sempre compreso nelle sue difficili scelte. La fine del film, coincidente con il tragico rapimento e l’uccisione di Moro e non con la fine, qualche anno dopo, dello stesso Berlinguer, completa una rotta narrativa tracciata con mano sicura, che si discosta dal genere del biopic per imboccare, con apprezzabile rigore e scelte stilistiche sobrie ma efficaci, la via dell’interpretazione storiografica di eventi e di temi ancora estremamente attuali. Qualche scelta di copione soffre di alcune ridondanze e c’è qualche eccesso didascalico, ma il disegno d’insieme è interessante dall’inizio alla fine e sa ricordarci cosa sia davvero la politica. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma.
Inizia così un film capace di coniugare rigore documentaristico e, grazie anche alla strepitosa interpretazione di Elio Germano, di approfondire l’aspetto umano di un leader amato dai sostenitori del partito, anche se non sempre compreso nelle sue difficili scelte. La fine del film, coincidente con il tragico rapimento e l’uccisione di Moro e non con la fine, qualche anno dopo, dello stesso Berlinguer, completa una rotta narrativa tracciata con mano sicura, che si discosta dal genere del biopic per imboccare, con apprezzabile rigore e scelte stilistiche sobrie ma efficaci, la via dell’interpretazione storiografica di eventi e di temi ancora estremamente attuali. Qualche scelta di copione soffre di alcune ridondanze e c’è qualche eccesso didascalico, ma il disegno d’insieme è interessante dall’inizio alla fine e sa ricordarci cosa sia davvero la politica. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma.
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