1915. Susan (Irene Dunne), americana, arriva in Inghilterra e conosce Sir John Ashwood (Alan Marshal), s'innamora di lui e lo sposa. L'uomo, in seguito, viene chiamato alle armi e muore al fronte. La donna, nonostante le insistenze della sua famiglia, decide di rimanere in Gran Bretagna per prendersi cura del figlio. Melodramma strappalacrime a cui è difficile resistere, Le bianche scogliere di Dover è una pellicola struggente che rischia di mettere a dura prova anche gli spiriti meno sensibili. Brown, con un pizzico di mestiere e di furbizia, mette in scena un lungometraggio toccante e per l'epoca attualissimo: nell'ultima parte il film arriva a mostrare la Seconda guerra mondiale e la relativa partenza per il fronte del figlio di Susan. Quest'ultima (ben interpretata da Irene Dunne) è uno dei personaggi femminili più interessanti della filmografia di Brown (regista di tanti titoli con protagonista Greta Garbo): una sorta di Cenerentola (almeno nelle prime battute) che, inizialmente, vive un sogno, per poi ritrovarsi scaraventata in un incubo terribile. Ma non perderà il coraggio e la speranza. Lungo ma (quasi) mai prolisso, Le bianche scogliere di Dover è tratto dal romanzo di Alice Duer Miller.