Il diciassettenne Guei Guei (Cui Lin) si trasferisce a Pechino in cerca di lavoro e viene assunto come corriere: svolgerà le consegne con una bicicletta di proprietà della ditta che riscatterà con i primi guadagni. Quando il coetaneo Jian (Li Bin) gli ruba la bici per provare a conquistare la ragazzina a cui va dietro, tra i due adolescenti si scatenerà una vera e propria lotta, ma solo per uno dei due al mezzo è legata la sopravvivenza. Sorta di Ladri di biciclette (1948) in salsa cinese, Le biciclette di Pechino prende avvio dalla vicenda particolare di Guei per poi allargarsi a un ritratto non propriamente consolante della società che lo circonda, un mondo in cui, proprio come nel nostro dopoguerra, perdere una bicicletta può voler dire perdere tutto. Censurato per un periodo in Cina (il veto fu tolto previa modifica di alcune sequenze), il film non fa sconti nel raccontare le contraddizioni di un Paese dove lo scontro di classe è ancora aspro e gli adolescenti sono spesso abbandonati a se stessi, costretti addirittura a lottare per la sopravvivenza. Efficaci gli interpreti che danno corpo alle contrapposizioni sociali, oltre che di carattere, tra un caparbio figlio della classe operaia e uno studentello viziato, che ha come unico pensiero quello di sedurre una ragazzina che non lo degna di uno sguardo. Talvolta fin troppo statico e un po' prolisso, ha però dei momenti di autentica intensità, come il finale, brusco e affatto consolatorio. Orso d'argento al Festival di Berlino.