La dolce e remissiva Margaret (Amy Adams), pittrice sfortunata ma talentuosa, scappa da un matrimonio soffocante per incappare nelle manipolazioni di Walter Keane (Christoph Waltz), agente immobiliare aspirante artista, che la convince a fargli firmare i suoi dipinti, frodando gli acquirenti e costruendo un vero e proprio impero.
L'incredibile (ma vera) vicenda di Margaret Keane, autrice dei celeberrimi ritratti di bambini dagli occhi enormi, depredata di fama e gloria dall'avido consorte Walter, viene raccontata con toni asciutti e sobrietà dal solitamente visionario Tim Burton. Fatte salve alcune brevi, e felicissime, parentesi oniriche, il regista californiano si affida a un registro piuttosto convenzionale, seppure curato, lasciando che sia il talento dei due interpreti, unito ai notevoli sfondi di San Francisco, a riempire la pellicola. I duetti tra i protagonisti sono effettivamente molto gustosi, con una misurata Adams in netto vantaggio su un Waltz un po' troppo gigione, ma non mancano le lungaggini e si rimpiange l'assenza di un piglio più deciso e “burtoniano”. Resta comunque una visione piacevole, che non manca di emozionare, grazie soprattutto al personaggio fragile e tormentato di Margaret, e a una riflessione lucida, a tratti spietata, della deriva feroce che possono prendere i rapporti coniugali, specialmente quando una delle due parti prevale sull'altra. Una fagocitazione sardonica e crudele a un tempo che porterà lo spettatore a tifare apertamente per la donna. I titoli di testa, e la colonna sonora del fidato Danny Elfman, riportano a un “burtonismo” più ortodosso.