Antonio LeBlanc (Justin Chon), tatuatore di origine coreana, rischia di essere deportato nonostante sia stato adottato in giovane età da genitori americani. Egli si opporrà strenuamente per non doversi separare dalla moglie Kathy (Alicia Vikander), dalla figliastra Jessie e dalla nuova figlia in arrivo.

Il regista, scrittore e attore Justin Chon (noto principalmente per i suoi ruoli giovanili con la Disney e nella saga di Twilight) torna dietro la macchina da presa con un'opera che cerca di commuovere e scuotere lo spettatore, di coccolarlo, e al contempo scomodarlo. La storia di Antonio LeBlanc, della sua vecchia famiglia e di quella nuova permette di aprire una riflessione sulla tragica situazione che coinvolge migliaia di persone a rischio deportazione negli Stati Uniti d’America, proponendosi come manifesto dei problemi psicologici che le stesse sono costrette ad affrontare. Non bastano però né la graffiante fotografia di Matthew Chuang e Ante Cheng, puntellata da isolati squarci di colore che illuminano una cittadina nei pressi di New Orleans, né un’interessante colonna sonora, formata da brani indie e altri jazz (che si accordano alla città, patria di questo genere), per dare uniformità ad un film eccessivamente focalizzato sul protagonista e che chiede troppo alla pur notevole interpretazione dello stesso Chon. La tendenza a lasciarsi andare smisuratamente all’emozioni emerge chiaramente in un finale, sicuramente toccante, ma involontariamente kitsch, ennesima ripetizione di sentimenti già messi in scena e, proprio per questo, già assorbiti e metabolizzati dallo spettatore.