Inviato negli Stati Uniti per uno studio approfondito di usi e costumi di una delle più grandi società occidentali, il giornalista kazako Borat (Sacha Baron Cohen) si scontra con le differenze tra la sua cultura e quella a stelle e strisce. Ricevuta la notizia della tragica dipartita della moglie, Borat decide di perseguire il suo segreto sogno d'amore: incontrare Pamela Anderson.

Partorito dalla fervida immaginazione e irriverente comicità di Sacha Baron Coen, Borat è uno dei personaggi creati per la tv dal comico inglese e solo il secondo, dopo Ali G, a raggiungere le sale cinematografiche. Borat è un mockumentary (un falso documentario) attraverso il quale l'altrettanto falso giornalista interpretato da Sacha Baron Cohen scopre quanto sia difficile comprendere, per lui che viene da un Paese culturalmente arretrato, le possibilità intrinseche di una società apparentemente emancipata come quella americana. Con un piglio politicamente scorretto, razzista e sessista, volutamente costruito e provocatorio, il film si propone di mettere a nudo proprio tutte le contraddizioni della società statunitense, riuscendo però solo a metà nell'intento: la struttura a sketch, tipicamente televisiva, male si sposa con i tempi del lungometraggio, nonostante ci sia un debolissimo tentativo di unire le vicende con una linea narrativa. Dietro la regia, solo apparentemente amatoriale e “sporca” tipica del documentario, si nasconde Larry Charles, regista e sceneggiatore che collaborerà con Baron Cohen anche per i progetti cinematografici seguenti.