Ultimi anni del famigerato gangster ebreo Bugsy Siegel (Warren Beatty), il quale, dopo un viaggio nel deserto del Nevada, ebbe la rivoluzionaria intuizione di creare Las Vegas, divenuto poi il centro nevralgico del gioco d'azzardo mondiale. Dai suoi rapporti con la mafia italo-americana al suo amore per il mondo di Hollywood, che lo condurrà al tragico amore con la showgirl Virginia Hill (Annette Bening). L'ottavo lungometraggio di Barry Levinson percorre la strada del gangster-movie con una linearità che spesso diventa mancanza di personalità, soffermandosi sulla quotidianità dei personaggi e sulle loro relazioni. L'atmosfera degli anni Quaranta viene resa con attenzione più che altro grazie a scenografie e costumi accurati, entrambi premiati con l'Oscar, ma a latitare è il cuore pulsante di una pellicola decorativa e un po' tronfia, ben confezionata ma tremendamente inerte. I due protagonisti (Beatty e Bening) sono affiancati da un folto numero di star che interpretano i più celebri malavitosi dell'epoca: Ben Kingsley è Meyer Lansky, Harvey Keitel è Mickey Cohen, Elliott Gould è Harry Greenberg, e Bill Graham è Lucky Luciano, solo per citarne alcuni. La patina scintillante di Hollywood suggestionò fortemente Bugsy e il regista Barry Levinson cerca di focalizzare i propri sforzi per rendere luci e ombre di quel mondo: ma il risultato è un'opera nostalgica che non va oltre il raffinato ritratto individuale. Musiche di Ennio Morricone.