Bullet in the Head
Dip huet gaai tau
1990
Paese
Hong Kong
Generi
Gangster, Drammatico
Durata
136 min.
Formato
Colore
Regista
John Woo
Attori
Tony Leung Chiu-wai
Jacky Cheung
Waisee Lee
Simon Yam
Yolinda Yam
1967. In fuga da Hong Kong, i tre amici Ben (Tony Leung), Frank (Jacky Cheung) e Paul (Waise Lee) si rifugiano a Saigon, in Vietnam, per darsi al contrabbando. Lo scontro con la gang locale è inevitabile: travolti dall'inferno della guerra e sequestrati dai Vietcong, vivono orrori indicibili che rovineranno per sempre la loro giovinezza e il legame che li unisce.
Dopo la rottura del sodalizio artistico con il produttore Tsui Hark, John Woo sceneggia (con Janet Chung e Patrick Leung), dirige e produce quello che è probabilmente il suo film più importante, nonché un capitolo fondamentale della storia cinematografica di Hong Kong. Sfumando i confini del cinema di genere (gangster-movie, action, film di guerra), il regista costruisce un immenso e crudele racconto sulla perdita dell'innocenza e sull'avidità umana, rilettura personale de Il cacciatore di Michael Cimino (1978) che guarda anche a modelli come Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1973) di Martin Scorsese e C'era una volta in America (1984) di Sergio Leone. A una complessità drammaturgica che dona alla pellicola il sapore di un affresco tragico e straziante, si accompagnano uno stile iperrealista e dosi di massacri inaudite per gli standard occidentali, tra vendette e atrocità belliche. Una violenza necessaria e funzionale, atta a veicolare tragedie personali che si fanno simbolo di una disperazione storica e universale: non a caso, il film mostra una valenza fortemente politica (che riflette su come la Storia travolga gli uomini senza pietà) e cita tra le righe il massacro di piazza Tienanmen. Da antologia il confronto conclusivo tra Ben e Paul, che stigmatizza l'anima allucinatoria di un'opera crudele e definitiva. Strepitosa colonna sonora di Romeo Díaz e James Wong. La versione internazionale è ridotta a 97 minuti, con il taglio di molte scene cruente. Woo girò un finale alternativo, privo dell'ultimo spettacolare scontro.
Dopo la rottura del sodalizio artistico con il produttore Tsui Hark, John Woo sceneggia (con Janet Chung e Patrick Leung), dirige e produce quello che è probabilmente il suo film più importante, nonché un capitolo fondamentale della storia cinematografica di Hong Kong. Sfumando i confini del cinema di genere (gangster-movie, action, film di guerra), il regista costruisce un immenso e crudele racconto sulla perdita dell'innocenza e sull'avidità umana, rilettura personale de Il cacciatore di Michael Cimino (1978) che guarda anche a modelli come Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1973) di Martin Scorsese e C'era una volta in America (1984) di Sergio Leone. A una complessità drammaturgica che dona alla pellicola il sapore di un affresco tragico e straziante, si accompagnano uno stile iperrealista e dosi di massacri inaudite per gli standard occidentali, tra vendette e atrocità belliche. Una violenza necessaria e funzionale, atta a veicolare tragedie personali che si fanno simbolo di una disperazione storica e universale: non a caso, il film mostra una valenza fortemente politica (che riflette su come la Storia travolga gli uomini senza pietà) e cita tra le righe il massacro di piazza Tienanmen. Da antologia il confronto conclusivo tra Ben e Paul, che stigmatizza l'anima allucinatoria di un'opera crudele e definitiva. Strepitosa colonna sonora di Romeo Díaz e James Wong. La versione internazionale è ridotta a 97 minuti, con il taglio di molte scene cruente. Woo girò un finale alternativo, privo dell'ultimo spettacolare scontro.
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