La caduta della casa Usher
La chute de la maison Usher
1928
Cineteca Milano
Paese
Francia
Generi
Horror, Drammatico
Durata
63 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Jean Epstein
Attori
Jean Debucourt
Marguerite Gance
Charles Lamy
Allan (Charles Lamy) si reca nella tetra magione dell'amico Roderick Usher (Jean Debucourt) per sostenerlo nella lotta contro la malattia della moglie Madeleine (Marguerite Gance). Scoprirà uno strano legame tra l'infermità e un misterioso dipinto che ritrae la donna, assistendo agghiacciato a inspiegabili fenomeni.

Opera che supera i confini del genere horror, testimonianza primaria delle tendenze impressioniste presenti nel cinema francese degli anni Venti, La caduta della casa Usher rappresenta un riferimento assoluto nella storia del grande schermo. Ispirato a due racconti di Edgar Allan Poe (La caduta della casa degli Usher e Il ritratto ovale), il film si fa metafora del potere totalizzante dell'arte, portatrice di ansia febbrile e distruzione («È nel quadro che lei vive»), e racchiude il germe dello sperimentalismo sfrenato dell'autore e teorico Jean Epstein, interessato al ritmo visivo e al dinamismo della narrazione: montaggio iperveloce, movimenti di macchina sinuosi e avvolgenti, carrellate improvvise e inaspettate diventano mezzi funzionali alla comprensione della natura stessa dell'immagine. L'atmosfera irreale e onirica (esaltata dalle nebbie onnipresenti che sfumano il labile confine tra chiari e scuri, così come quello tra realtà e immaginazione) e il climax tensivo di mirabile sapienza metaforizzano così la loro funzione primaria: lo svelamento di psicologie fragili e malate, alterate da suggestioni e dettagli che, nell'impossibilità di rappresentare l'irrappresentabile, si limitano a suggerirlo ed evocarlo. Tra le varie maestrie tecniche, impossibile non citare l'uso delle sovrimpressioni (da antologia la sequenza del malore di Madeleine, la cui linfa vitale viene prosciugata dall'ardore pittorico del marito), funzionali a rendere il tutto ancor più struggente nella sua ambigua capacità allusiva. Ipnotico, disturbante, inquieto e inquietante. Scritto dal regista con Luis Buñuel, fotografia di Georges e Jean Lucas.
Maximal Interjector
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