Glasgow, fine anni Ottanta. George (Robert Carlyle), autista di bus, incontra Carla (Oyanka Cabezas),che fugge da un passato di dolore e misteri: nel suo paese natale, il Nicaragua, il fidanzato Antonio è stato catturato dai “condas”. Tra George e la ragazza nasce un affetto profondo; e l'uomo l'accompagna nella terra natia per cercare Antonio. Veicolo di notorietà per il suo straordinario protagonista, un Robert Carlyle che non avrebbe purtroppo ricevuto più ruoli così intensi, è tuttavia un film profondamente ricattatorio: Loach non riesce a reggere con sobrietà il racconto che dirige con la solita cura (e la solita enfasi), affidandosi a scelte di sceneggiatura discutibili (il finale “necessario” e comodo), a un respiro troppo "ampio" ed eccessivamente ambizioso e, soprattutto, a una sorta di pietismo costante che logora non poco il quadro generale. La concezione della storia e degli avvenimenti, per Loach, sembra sempre vagamente compiaciuta e piagnucolosa (si pensi a certi passaggi di Terra e libertà, 1995), anche nel raccontare vicende di guerra, angherie e disgrazie. Peccato, perché Carlyle è un attore che avrebbe meritato minore convenzionalità. Lo sceneggiatore Paul Laverty, al suo primo film in assoluto (e al primo di una lunga serie con Loach), ha realmente vissuto in Nicaragua.