Un cameriere rientra dal lavoro in bicicletta sulle strade della ricca Brianza; un SUV che sfreccia nello stesso momento lo sbatte improvvisamente fuori strada. Chi era alla guida della grossa auto? Un mistero che avvolge con strani sviluppi una ricca famiglia del luogo, composta da un figlio adolescente e viziato (Guglielmo Pinelli), il cinico padre Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni) e la moglie Carla (Valeria Bruni Tedeschi). Nel caso sarà coinvolta anche la fidanzata del rampollo dei Bernaschi, Serena (Matilde Gioli), il cui padre Dino (Fabrizio Bentivoglio), piccolo imprenditore in crisi, cercherà di sfruttare la situazione a suo favore.
Tratto dal romanzo Human Capital dello statunitense Stephen Amidon, adattato per lo schermo da Francesco Bruni e Francesco Piccolo che hanno trasportato la vicenda dal Kentucky alla Brianza, Il capitale umano segna una svolta formale e narrativa nella carriera del livornese Paolo Virzì. Abbandonati i toni leggeri delle commedie degli esordi (Ovosodo del 1997) e le malinconie di storie dal sapore nostalgico (La prima cosa bella del 2010), il regista racconta qui lo sfascio (culturale, umano e morale) dell'Italia contemporanea, senza usare mezzi termini o giri di parole. Con una forte dose di cinismo e humour nero, Virzì mette in scena un racconto corale – orchestrato con spietata lucidità accompagnata a un pizzico di furbizia – sulla deriva del “Belpaese” in seguito alla crisi economica. Più della parte thriller, costruita in maniera fin troppo didascalica, conta la galleria di personaggi arrivisti e disposti a tutto pur di salvare le apparenze e… il patrimonio, anche se di mezzo ci vanno i loro stessi figli. Cast complessivamente in ottima forma, da Fabrizio Gifuni a Fabrizio Bentivoglio, ma la battuta che rimane impressa nella mente la pronuncia Valeria Bruni Tedeschi: «Avete scommesso sulla rovina di questo paese… e avete vinto». C'è spazio anche per un sentito omaggio a Carmelo Bene e al suo «Nostra Signora dei Turchi» (1968). Sette David di Donatello vinti, tra cui quelli per il miglior film e per la miglior sceneggiatura.