A Roma, nel 1938, Stephen Fermoyle (Tom Tryon) è ormai pronto per essere nominato cardinale. L'incontro con il suo vecchio maestro, il cardinale Quarenghi (Raf Vallone), sarà l'occasione per ripensare a tutto il suo passato.

Da un romanzo di Henry Morton Robinson, con sceneggiatura non accreditata di Gore Vidal, Otto Preminger, con Il cardinale, firma un progetto troppo ambizioso e incapace di andare fino in fondo negli obiettivi prefissati. La carne al fuoco è davvero troppa, l'analisi sulla Chiesa Cattolica e le sue istituzioni si perde in una narrazione suggestiva soltanto a tratti, in cui il protagonista è l'unica figura a essere indagata con grande cura. Il discorso sull'individuo prende spesso il sopravvento, e si fatica non poco a vedere il personaggio come una metafora di tanti altri uomini che hanno scelto la carriera religiosa: Fermoyle ha (come è giusto che sia) le proprie peculiarità, e così la riflessione omnicomprensiva di Preminger perde la sua forza. La durata estenuante e ingiustificata non aiuta il coinvolgimento dello spettatore. Menzione positiva, però, per i titoli di testa di Saul Bass e per l'interpretazione di John Huston nei panni del cardinale Glennon.