Caught by the Tides
Feng Liu Yi Dai
2024
Paese
Cina
Genere
Drammatico
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Jia Zhang-ke
Attori
Zhao Tao
Li Zhubin
Inizio degli anni 2000. Qiaoqiao (Zhao Tao) e Bin (Li Zhubin) si amano, danzano e si godono la vita. Un giorno, però, senza preavviso, Bin se ne va per tentare la fortuna lontano. Qiaoqiao intraprenderà allora un viaggio per cercarlo.
La Cina del Nuovo Millennio, in tre atti, raccontati attraverso la tormentata storia d’amore tra i due protagonisti. Dagli slanci musicali della prima parte alla malinconia della seconda, nel 2006, fino ad arrivare a un ultimo, lungo addio più di quindici anni dopo, in piena pandemia da Covid-19. Come già fatto nel precedente film di finzione I figli del fiume giallo (2018), Jia Zhang-ke utilizza (anche) il suo cinema del passato per richiamare l’effetto della memoria e della storia cinese: oltre a riprese fatte in passato e mai utilizzate, riemergono infatti immagini da Dong e Still Life, entrambi del 2006, con quest’ultimo che continua a essere il perno su cui ruota la poetica di Jia Zhang-ke. La compagna del regista, la bravissima Zhao Tao, “torna” così nuovamente nelle Tre gole, in una parte centrale indubbiamente ripetitiva rispetto a quanto già fatto dal regista cinese nel corso della sua carriera, ma in cui sta tutto il senso di un lavoro che mescola proprio Storia e cinema in questo modo. Se già le prime due parti sono comunque ben realizzate e capaci di generare profondi spunti di riflessione, Caught By the Tides è un prodotto che cresce però alla distanza con degli splendidi slanci poetici nell'ultimo, splendido, terzo atto con i due personaggi – ormai non più nel fiore degli anni – che si ritrovano in mezzo a un mondo in cui dominano mascherine sui volti e robot parlanti. In questo graduale racconto, metaforico e politico, di una nazione che arriva sempre più a desumanizzarsi, è nei piccoli gesti delle scarpe allacciate e della spesa lasciata nelle mani dell’altro che sta il senso complessivo di una pellicola delicata e potente allo stesso tempo, capace di offrire emozioni sincere, soprattutto in quegli ultimi minuti che non si dimenticano facilmente. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
La Cina del Nuovo Millennio, in tre atti, raccontati attraverso la tormentata storia d’amore tra i due protagonisti. Dagli slanci musicali della prima parte alla malinconia della seconda, nel 2006, fino ad arrivare a un ultimo, lungo addio più di quindici anni dopo, in piena pandemia da Covid-19. Come già fatto nel precedente film di finzione I figli del fiume giallo (2018), Jia Zhang-ke utilizza (anche) il suo cinema del passato per richiamare l’effetto della memoria e della storia cinese: oltre a riprese fatte in passato e mai utilizzate, riemergono infatti immagini da Dong e Still Life, entrambi del 2006, con quest’ultimo che continua a essere il perno su cui ruota la poetica di Jia Zhang-ke. La compagna del regista, la bravissima Zhao Tao, “torna” così nuovamente nelle Tre gole, in una parte centrale indubbiamente ripetitiva rispetto a quanto già fatto dal regista cinese nel corso della sua carriera, ma in cui sta tutto il senso di un lavoro che mescola proprio Storia e cinema in questo modo. Se già le prime due parti sono comunque ben realizzate e capaci di generare profondi spunti di riflessione, Caught By the Tides è un prodotto che cresce però alla distanza con degli splendidi slanci poetici nell'ultimo, splendido, terzo atto con i due personaggi – ormai non più nel fiore degli anni – che si ritrovano in mezzo a un mondo in cui dominano mascherine sui volti e robot parlanti. In questo graduale racconto, metaforico e politico, di una nazione che arriva sempre più a desumanizzarsi, è nei piccoli gesti delle scarpe allacciate e della spesa lasciata nelle mani dell’altro che sta il senso complessivo di una pellicola delicata e potente allo stesso tempo, capace di offrire emozioni sincere, soprattutto in quegli ultimi minuti che non si dimenticano facilmente. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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