Cena con delitto – Knives Out
Knives Out
2019
Paese
Usa
Genere
Giallo
Durata
131 min.
Formato
Colore
Regista
Rian Johnson
Attori
Daniel Craig
Chris Evans
Ana de Armas
Jamie Lee Curtis
Michael Shannon
Don Johnson
Toni Collette
Christopher Plummer
Lakeith Lee Stanfield
Katherine Langford
Frank Oz
Jaeden Martell
Harlan Thrombey (Christopher Plummer), agiato romanziere, viene trovato morto in circostanze misteriose nella sua proprietà la mattina dopo la festa per il suo ottantacinquesimo compleanno. Il celebre detective Benoit Blanc (Daniel Craig), uomo di straordinario intuito e carisma, è incaricato del caso e sospetta si tratti di un omicidio. Ma non tutto è come sembra…
A partire dal caso di un apparente suicidio con gola tagliata portato a termine da un noto giallista, la cui morte fa parallelamente gola a tutti i membri della sua famiglia per questioni di eredità, il regista Rian Johnson, reduce dall’esperienza dietro la macchina da presa con Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi (2017), si cimenta con delle atmosfere cariche di mistero rinverdendo con arguzia modernista i classici intrecci alla Agatha Christie, evocati fin dal titolo italiano dell’operazione. Cena con delitto ruota intorno al patriarca serafico e mellifluo, interpretato in poche ma ficcanti sequenze da Christopher Plummer, ma fa perno soprattutto sul personaggio femminile di una sorprendente e intensa Ana De Armas, eletta a sorpresa come vera protagonista della storia. Le fragilità e la riluttanza fisiologica alle menzogne della sua docile e bellissima inserviente, accompagnate da conati di rigetto e da un vero e proprio impulso al vomito ogni volta che si ritrova a pronunciarne una, sono un MacGuffin piuttosto originale e insolito per un’operazione di questo tipo, ma anche, parallelamente, il collante perfetto di un intrigo godibile dall’inizio alla fine, galvanizzato a livello narrativo da non pochi giochi di prestigio e colpi di scena pronti a far saltare il banco. Il canovaccio di base è senz’altro già visto in mille altre occasioni e a tratti consunto e usurato, ma Johnson, con brillantezza intinta di velenosa cattiveria, riesce nell’obiettivo di rendere robusto il disegno d’insieme. Senza rinunciare alla presa di posizione e di coraggio da parte delle donne e delle minoranze etniche, veicolata da un carattere femminile così cruciale, e con più di una stoccata all’avidità umana, alla vacuità di certe opportunistiche recite, in cui tutti mettono in scena un doppio e un triplo copione, e ai suoi privilegi duri a morire. Temi, questi ultimi, perfettamente incastonati in un affresco mystery senz’altro ridondante e forzatamente modaiolo e al passo coi tempi ma anche magnificamente interpretato e impaginato nel suo gusto rétro al veleno per topi, che guarda a classici del genere come Assassinio sull'Orient Express (1974) di Sidney Lumet, anch’esso tratto dalle pagine della Christie, spingendo sull’acceleratore di una messa in scena e di un impianto formale da blockbuster in interni, in costante, goduriosa alternanza tra ingiunzioni, deduzioni e coltelli sguainati, in senso sia reale sia metaforico. Nel cast al servizio della raffinata partitura meta-cinematografica e meta-letteraria, oltre ai vari Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Chris Evans e Don Johnson, impegnati in ruoli significativi ma piuttosto ridotti nel minutaggio, a rubare la scena è senza dubbio l’istrionico detective sudista interpretato da un Daniel Craig al meglio delle sue possibilità, con una miriade di pirotecniche moine mimiche e vocali volte ad accompagnare l’esplosivo crescendo della risoluzione finale. Piccola parte anche per Lakeith Lee Stanfield, già protagonista del cult indie Sorry to Bother You (2018). Presentato al Toronto Film Festival 2019 e scelto come film di chiusura del Torino Film Festival nello stesso anno.
A partire dal caso di un apparente suicidio con gola tagliata portato a termine da un noto giallista, la cui morte fa parallelamente gola a tutti i membri della sua famiglia per questioni di eredità, il regista Rian Johnson, reduce dall’esperienza dietro la macchina da presa con Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi (2017), si cimenta con delle atmosfere cariche di mistero rinverdendo con arguzia modernista i classici intrecci alla Agatha Christie, evocati fin dal titolo italiano dell’operazione. Cena con delitto ruota intorno al patriarca serafico e mellifluo, interpretato in poche ma ficcanti sequenze da Christopher Plummer, ma fa perno soprattutto sul personaggio femminile di una sorprendente e intensa Ana De Armas, eletta a sorpresa come vera protagonista della storia. Le fragilità e la riluttanza fisiologica alle menzogne della sua docile e bellissima inserviente, accompagnate da conati di rigetto e da un vero e proprio impulso al vomito ogni volta che si ritrova a pronunciarne una, sono un MacGuffin piuttosto originale e insolito per un’operazione di questo tipo, ma anche, parallelamente, il collante perfetto di un intrigo godibile dall’inizio alla fine, galvanizzato a livello narrativo da non pochi giochi di prestigio e colpi di scena pronti a far saltare il banco. Il canovaccio di base è senz’altro già visto in mille altre occasioni e a tratti consunto e usurato, ma Johnson, con brillantezza intinta di velenosa cattiveria, riesce nell’obiettivo di rendere robusto il disegno d’insieme. Senza rinunciare alla presa di posizione e di coraggio da parte delle donne e delle minoranze etniche, veicolata da un carattere femminile così cruciale, e con più di una stoccata all’avidità umana, alla vacuità di certe opportunistiche recite, in cui tutti mettono in scena un doppio e un triplo copione, e ai suoi privilegi duri a morire. Temi, questi ultimi, perfettamente incastonati in un affresco mystery senz’altro ridondante e forzatamente modaiolo e al passo coi tempi ma anche magnificamente interpretato e impaginato nel suo gusto rétro al veleno per topi, che guarda a classici del genere come Assassinio sull'Orient Express (1974) di Sidney Lumet, anch’esso tratto dalle pagine della Christie, spingendo sull’acceleratore di una messa in scena e di un impianto formale da blockbuster in interni, in costante, goduriosa alternanza tra ingiunzioni, deduzioni e coltelli sguainati, in senso sia reale sia metaforico. Nel cast al servizio della raffinata partitura meta-cinematografica e meta-letteraria, oltre ai vari Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Chris Evans e Don Johnson, impegnati in ruoli significativi ma piuttosto ridotti nel minutaggio, a rubare la scena è senza dubbio l’istrionico detective sudista interpretato da un Daniel Craig al meglio delle sue possibilità, con una miriade di pirotecniche moine mimiche e vocali volte ad accompagnare l’esplosivo crescendo della risoluzione finale. Piccola parte anche per Lakeith Lee Stanfield, già protagonista del cult indie Sorry to Bother You (2018). Presentato al Toronto Film Festival 2019 e scelto come film di chiusura del Torino Film Festival nello stesso anno.
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