Dopo essere stato accoltellato da un suo alunno, il professore Trevor Garfield (Samuel L. Jackson) torna coraggiosamente ad insegnare, in una scuola molto più disagiata e controversa della precedente. Nel nuovo istituto, ad esempio, gli studenti conoscono alla perfezione l'articolo 187 del codice penale, che regola l'omicidio. La personale lotta alla delinquenza giovanile dell'insegnante è appena iniziata. Sdolcinata e commovente storia di un professore che, dopo aver rischiato la vita proprio a causa del suo lavoro, non perde la speranza e continua imperterrito nelle sua attività da educatore. Reynolds dipinge efficacemente, con l'aiuto di un Samuel Lee Jackson in splendida forma, un personaggio dai connotati fortemente romantici (nel senso filosofico del termine), riuscendo a far straripare un ossessivo idealismo, che si pone come una specie di monito esemplare e didattico per una società allo sbando. Per essere il suo primo thriller, il regista timbra il cartellino in maniera dignitosa, ma compie un inequivocabile passo indietro sul fronte delle ambizioni e della portata del suo cinema, ridimensionandole non poco. Qualche sottotesto edificante di troppo, ad esempio, poteva essere facilmente smussato, mentre è valido il comparto tecnico: soggettive sfocate, carrelli sostitutivi del solito campo controcampo e un approccio manieristico ma tutt'altro che involuto alla fotografia, che fa uso di due colorazioni diverse per due diverse città, New York e Los Angeles. Una voglia di sperimentare che andava supportata da ben altre basi e cavalcata a pieno regime.