Una famiglia francese vive in Camerun: i componenti sono Marc (François Cluzet), Aimée (Giulia Boschi) e la figlia France (Cécile Ducasse). L'uomo gestisce le colonie francesi nello stato africano, ma la ragazza si avvicina a un coetaneo del luogo, un servo di nome Protée (Isaach De Bankolé). L'esordio di Claire Denis, già assistente alla regia di autori importanti come Jacques Rivette, Wim Wenders e Jim Jarmusch, affronta un tema – quello dell'incontro di civiltà e delle problematiche razziali – che riguarda da vicino la vita della regista, nata in Francia ma rimasta in Africa fino all'età di tredici anni. Il racconto di un'amicizia tra l'erede di una famiglia francese che detiene il potere sul territorio e un umile domestico camerunense riflette, in modo purtroppo un po' schematico, sul legame spesso forzato tra mondi culturali molto lontani, insinuando all'interno di tale relazione la forza deflagrante del sentimento, ma anche, in linea con lo stile torbido, seducente e ruvido caro alla regista, una dose non indifferente di tensione erotica. Purtroppo però l'incedere della provocazione attraverso le maglie del racconto appare un po' meccanico e i passaggi narrativi non scanditi con sufficiente maturità. Presentato in concorso al Festival di Cannes.