La città della gioia
City of Joy
1992
Paesi
Francia, Gran Bretagna
Genere
Drammatico
Durata
132 min.
Formato
Colore
Regista
Roland Joffé
Attori
Patrick Swayze
Om Pury
Pauline Collins
Shabana Azmi
Ayesha Dharker
Max Lowe (Patrick Swayze), giovane e brillante medico statunitense, lascia il suo paese dopo la morte di una ragazzina durante un suo intervento chirurgico e decide di partire per l'India. A Calcutta, le vicende di Max si intersecano con quelle della gente del luogo e il suo viaggio si trasforma presto in qualcosa di molto di più di un giro turistico.
Tratto dall'omonimo best seller di Dominique Lapierre del 1985 e ambientato nel crudo scenario delle bidonville di Calcutta, un film in cui è evidente l'amore del regista Roland Joffé per il mondo indiano: il regista cerca di ritrarlo con obiettività documentaristica anche se un po' gonfiata, esteticamente, dai molti mezzi a disposizione, confrontandosi con tematiche sociali e politiche scottanti. Lo sguardo di Joffé non trova però il passo giusto per incidere davvero, rischiando di ridursi a un mero osservatore che cerca di riscattare attraverso la drammatizzazione del racconto i propri sensi di colpa e quelli dell'intero Occidente. Va in questa direzione anche la retorica espansa dei buoni sentimenti e della forza di volontà: il protagonista è infatti in forte ed evidente crisi esistenziale e in cerca di una personale redenzione morale, e finisce pertanto per assistere poveri e lebbrosi quasi come fosse un salvacondotto. In parallelo viene raccontata l'Odissea del contadino Hasari Pal (Omu Puri): una parte che ci riporta a una realtà più cronachistica e meno oleografica, a una condizione di vita più brutale e senza mediazioni. Il film di Joffé è tutto qui, in questa oscillazione tra verità e artificio, che incontra sulla sua strada tanti buoni passaggi ma anche qualche fisiologico inciampo. Notevole, in ogni caso, la spettacolarità dell'operazione, con fotografia e ambientazione particolarmente suggestive e accattivanti, anche se a volte si ha l'impressione di essere davanti a un kolossal hollywoodiano piuttosto che a una denuncia di una tragedia che si perpetua da secoli. Si poteva fare di meglio.
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