La città proibita
Man cheng jin dai huang jin jia
2006
Paesi
Cina, Hong Kong
Generi
Azione, Sentimentale
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Zhang Yimou
Attori
Chow Yun-Fat
Gong Li
Jay Chou
Liu Ye
Qin Junjie
Cina, dinastia Tang, decimo secolo. L'imperatore Ping (Chow Yun-fat) è in conflitto con la sua sofferente consorte (Gong Li). Da diverso tempo, i due complottano l'uno contro l'altra al fine di ottenere ancor più potere.
Intrighi a corte, legami di sangue, questioni ereditarie: Zhang Yimou mescola i tipici ingredienti della tragedia greca e delle opere shakespeariane, ispirandosi a una pièce teatrale scritta da Cao Yu nel 1934. Lo si può definire il terzo capitolo di un'ipotetica trilogia wuxia firmata dal regista cinese, iniziata con Hero (2002) e proseguita con La foresta dei pugnali volanti (2004). Come nei due precedenti, l'apparato visivo è notevolissimo, per scelte di montaggio, uso dei colori, costumi e numero di comparse in scena. A mancare, però, è una vera e propria necessità narrativa: la storia di per sé sa davvero di già visto, i colpi di scena risultano eccessivamente calcolati e faticano ad appassionare. I complotti imperiali finiscono così per interessare poco e il risultato è un bello spettacolo troppo fine a se stesso. La co-protagonista Gong Li è tornata a recitare per Zhang Yimou a undici anni di distanza da La triade di Shanghai (1995): i due, un tempo anche compagni fuori dal set, avevano esordito insieme nel mondo del cinema nel 1987 con Sorgo rosso.
Intrighi a corte, legami di sangue, questioni ereditarie: Zhang Yimou mescola i tipici ingredienti della tragedia greca e delle opere shakespeariane, ispirandosi a una pièce teatrale scritta da Cao Yu nel 1934. Lo si può definire il terzo capitolo di un'ipotetica trilogia wuxia firmata dal regista cinese, iniziata con Hero (2002) e proseguita con La foresta dei pugnali volanti (2004). Come nei due precedenti, l'apparato visivo è notevolissimo, per scelte di montaggio, uso dei colori, costumi e numero di comparse in scena. A mancare, però, è una vera e propria necessità narrativa: la storia di per sé sa davvero di già visto, i colpi di scena risultano eccessivamente calcolati e faticano ad appassionare. I complotti imperiali finiscono così per interessare poco e il risultato è un bello spettacolo troppo fine a se stesso. La co-protagonista Gong Li è tornata a recitare per Zhang Yimou a undici anni di distanza da La triade di Shanghai (1995): i due, un tempo anche compagni fuori dal set, avevano esordito insieme nel mondo del cinema nel 1987 con Sorgo rosso.
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