Anni della Grande Depressione. Madre decisamente sui generis, Alice Barker (Shelley Winters), spinge i propri figli alla violenza, al furto e all'omicidio. La banda seminerà il terrore a colpi di mitra ma, arrivato il momento di tentare un grosso colpo, qualcosa andrà storto. Ispirato a una storia vera, Il clan dei Barker è uno dei più incandescenti e feroci lungometraggi dell'intera carriera di Roger Corman. Il regista, che già sul finire degli anni Cinquanta aveva raccontato l'America dei primi anni Trenta ne La legge del mitra (1958), mette in scena un film “alla sua maniera”: gran ritmo, montaggio essenziale, violenza e psicanalisi spicciola. Il carattere brutale della “mamma sanguinaria” (come recita il titolo originale) è motivato da un trauma infantile, e nel rapporto coi figli si sviluppano relazioni ai limiti dell'incesto e della perversione più bieca. Da questo punto di vista, Il clan dei Barker è fin troppo ambizioso, ma il disegno d'insieme resta irresistibile grazie anche a una Shelley Winters straripante, in tutti i sensi. Robert De Niro interpreta uno dei suoi figli. Disprezzato (a torto) dalla critica americana, è anche un film sulla demitizzazione dei gangster del periodo. Un lungometraggio squisitamente scorretto e fin anarchico nei suoi eccessi (in)controllati.