Cloud
Kuraudo
2024
Paese
Giappone
Genere
Thriller
Durata
123 min.
Formato
Colore
Regista
Kiyoshi Kurosawa
Attori
Masaki Suda
Kotone Furukawa
Masataka Kubota
Ryōsuke Yoshii (Masaki Suda) lavora in una piccola fabbrica ma riesce a fare qualche soldo in più come rivenditore di merce online sotto lo pseudonimo di “Ratel”. Muraoka (Masataka Kubota), che gli ha insegnato i trucchi del mestiere quando erano compagni ai tempi del college, gli fa una proposta potenzialmente redditizia, ma lui rifiuta e continua con la sua discutibile attività. Quando gli affari iniziano ad andare meglio del previsto Yoshii molla il lavoro in fabbrica, affitta una casa sul lago fuori città, sia per viverci sia per trafficarci, e inizia una nuova vita con la sua ragazza, Akiko (Kotone Furukawa). Il suo business pare andare a gonfie vele, finché intorno a lui non iniziano a verificarsi inquietanti episodi uno dopo l’altro, destinati a compromettere definitivamente la tranquilla esistenza di Yoshii.

Kiyoshi Kurosawa, maestro del cinema di genere, ripercorre ancora una volta le atmosfere e i toni del suo tanto amato thriller psicologico con l’ennesima opera della sua carriera nella quale la tensione aleggia come una presenza fantasmagorica in un continuo rimando tra campo e fuori campo, diegesi ed extra diegesi. Questa volta il protagonista è Yoshii, un rivenditore di merce online, un uomo dalla vita modesta, il cui obiettivo è riscattarsi economicamente attraverso il mercato nero dei restock. La sua metodologia di compravendita è, a tutti gli effetti, una truffa ai danni di venditori e acquirenti. Infatti, ben presto, le conseguenze delle sue azioni lo porteranno a dover convivere con una costante ma mai veramente metabolizzata condizione di ansia nei confronti della propria incolumità. In questo senso, Kurosawa è bravo nel gestire l’ossessione del protagonista verso l’ignoto, verso un pericolo che si muove costantemente ai bordi dell’inquadratura. Una minaccia che non si mostra mai o piuttosto con la quale lo stesso protagonista non vorrebbe mai fare i conti. Ma a una buona prima parte del film costruita sul filo invisibile di una tensione crescente non corrisponde un altrettanto interessante epilogo, nel quale, quando i nodi vengono al pettine, le immagini del cinema di Kurosawa perdono completamente di potenza, abbandonando anche quella profondità strutturale data dal gioco di presenza e latenza che ha reso celebre e amato il regista di Cure. E così, invece che dare compimento alle proprie inquietudini primordiali, Cloud sembra piuttosto trascinarsi abbastanza goffamente verso la propria piatta conclusione.
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