Tre anziani amici (Wilford Brimley, Don Ameche e Hume Cronyn) scoprono per caso che l'acqua di una piscina possiede l'incredibile dono di restituire la giovinezza a chiunque vi si immerga. Quello che non sanno è che il motivo di tale miracolo è dovuto alla presenza di strani involucri di origine aliena.

Tratto dal romanzo omonimo di David Saperstein, il film segna l'esordio di Ron Howard, sino ad allora autore solo di commedie senza pretese, nel genere fantascientifico. Interessato soprattutto alla componente umana della storia, il regista usa la sci-fi come pretesto per raccontare una vicenda capace di affrontare tematiche scottanti e delicate quali la malattia, il desiderio dell'eterna giovinezza e (anche se in chiave allegorica) la vita oltre la morte. Il risultato è una felice alchimia di tutti questi elementi, che stempera l'eccessivo buonismo di alcuni passaggi con un riuscito finale agrodolce. Confeziona accurata e cast in forma smagliante, con un trio di arzilli protagonisti in gara di bravura sostenuto dalle affettuose partecipazioni delle grandissime Jessica Tandy e Maureen Stapleton. Due Oscar: miglior attore non protagonista (Don Ameche) e migliori effetti speciali. Premio Giovani alla Mostra del cinema di Venezia a Ron Howard. Con un seguito: Cocoon – Il ritorno (1988) di Daniel Petrie.