Teo (Adriano Giannini), un lavoratore instancabile e circondato da innumerevoli amanti, incontra Emma (Valeria Golino), una non vedente con alle spalle un matrimonio chiuso. L'amicizia si trasformerà presto in qualcosa di più concreto, portando entrambi a riconsiderare le proprie vite.
A cinque anni di distanza dal precedente Il comandante e la cicogna (2012), Silvio Soldini torna a dirigere un film di finzione per raccontare l'unione (im)possibile tra due mondi decisamente diversi e lontani, prima ancora che tra due esistenze diametralmente opposte. Il viaggio intrapreso da Teo e Anna li condurrà infatti a comprendere i limiti del proprio vivere quotidiano (in fuga da un passato burrascoso lei, lontano dalle sue origini familiari lui) per conoscerli e poi provare a valicarli insieme. La solitudine dei due protagonisti emerge con chiarezza e tatto, dimostrando quanto Soldini sia decisamente a suo agio a trattare storie di questa portata, senza ricorrere nella retorica ma preferendo lavorare sui personaggi grazie a una scrittura calibrata e incisiva. Tuttavia Il colore nascosto delle cose rimane un lavoro orfano di un grande spessore cinematografico e limitato da uno scheletro drammaturgico piuttosto prevedibile. Non mancano momenti riusciti e spiazzanti (il ritorno a casa di Teo con la visita al cimitero), ma il film non è nemmeno privo di scelte più stonate che minano notevolmente la riuscita complessiva (lo snodo finale, ingenuo e frettoloso, in primis). Superflua e fine a sé stessa l'idea di adottare diversi formati cinematografici durante la narrazione. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2017.