L'indolente Lucien Cordier (Philippe Noiret) è a capo della polizia di un piccolo villaggio ma svolge svogliatamente il suo lavoro, si gode la vita con la sua amante Rose (Isabelle Huppert) e ignora i ripetuti tradimenti della moglie Huguette (Stéphane Audran). Dinnanzi alla prepotenza di due tangheri, Cordier abbandona la sua passività e li uccide con brutalità: il poliziotto inizierà così a eliminare i suoi vari nemici, riuscendo a eludere le tracce della propria colpevolezza. Tavernier adatta il romanzo Pop. 1280 di Jim Thompson e sposta l'ambientazione dal Texas anni sessanta al Senegal (all'epoca colonia francese) di fine anni Trenta. L'intreccio è uno spunto, mentre a interessare maggiormente il regista è la caratterizzazione del protagonista, un poliziotto accidioso e connivente con la malavita, personaggio emblema di uno spregiudicato cinismo universale e senza tempo. Un noir anomalo e vagamente metafisico (la desertificazione ambientale appare come un prolungamento visivo di una miseria morale insanabile), alleggerito da elementi da commedia che non fanno altro che sottolineare ulteriormente la grossolana ferocia di un'umanità spietata e pronta a qualsiasi tipo di abiezione e prevaricazione pur di salvaguardare il proprio tornaconto. I sentimenti, quindi, non possono che essere artificiosi, i rapporti interpersonali sono scanditi dal pragmatismo e le azioni sono limitate allo stretto necessario, solo se recano un eventuale vantaggio, altrimenti è meglio restare a guardare con indifferenza l'evolversi dei fatti (esemplare in tal senso la tresca tra Huguette e suo fratello ritardato, accettata senza battere ciglio da Lucien). Straordinaria la prova di Philippe Noiret nei panni di una maschera vile e opportunista, bonaria ed efferata allo stesso tempo. Candidato all'Oscar come miglior film straniero nel 1983.