Un giovane avvocato ambizioso (Josh Duhamel) si ritrova al centro di un complicatissimo intrigo tra un magnate dell’industria farmaceutica (Anthony Hopkins) e un socio del suo studio legale (Al Pacino): il caso è più scottante di quello che sembra e scoprire la verità diventa una questione di vita o di morte.
Confuso thriller che spera di beneficiare dei grandi vecchi presenti nel cast per dare corpo alla sua essenza inconsistente e sfibrata: il marasma di una sceneggiatura tanto intricata da risultare a tratti incomprensibile (e allo stesso tempo terribilmente prevedibile) non si accompagna a un ritmo e a un coinvolgimento che ne giustifichino l’esistenza. Dal punto di vista estetico si punta a una patinatura che ambisce a ricordare il Polanski di L’uomo nell’ombra (2010) ma risulta fine a se stessa, mentre i due leoni in campo sono stanchi e svogliati, seppure ancora in grado di eclissare con la loro ombra l’incolore giovane protagonista. Non mancano generose scopiazzature da Presunto innocente di Alan J. Pakula (1990) per un esordio alla regia (di Shintaro Shimosawa, produttore di The Grudge del 2004) da dimenticare, aspramente osteggiato dalla critica e sostanzialmente ignorato dal pubblico. Un grande flop. La distribuzione italiana ha inspiegabilmente tradotto il titolo originale Misconduct in Conspiracy – La cospirazione.