Corto circuito
Short Circuit
1986
Paese
Usa
Generi
Commedia, Fantascienza
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
John Badham
Attori
Ally Sheedy
Tim Blaney
Steve Guttenberg
Fisher Stevens
Austin Pendleton
G.W. Bailey
Brian McNamara
Marvin J. McIntyre
John Garber
Penny Santon
Vernon Weddle
Barbara Tarbuck
Tom Lawrence
Fred Slyter
Durante una dimostrazione, Numero 5, un robot prototipo costruito per l'esercito, viene colpito da un fulmine e comincia a comportarsi in maniera insolita: scappa dal deposito e si ritrova a casa della giovane Stephanie (Ally Sheedy). Il robot è bulimico di conoscenze e sviluppa ben presto quella che a tutti gli effetti si caratterizza come una vera e propria coscienza, capace di apprendere, giudicare, sentire. Quando Stephanie lo restituisce ai proprietari e questi decidono di formattare la sua memoria, lui inizia a lottare per essere riconosciuto come essere senziente.
Film sull'Intelligenza Artificiale, di un certo successo negli anni Ottanta, Corto circuito cerca di indagare a livello narrativo la reazione degli uomini di fronte all'inattesa e imponderabile scoperta di emozioni e sentimenti da parte di una macchina. È un incontro ravvicinato quindi, come se Numero 5 fosse un alieno e non un prodotto umano – e in tal senso i debiti verso E.T. – L'extra-terrestre (1982) di Spielberg sono evidenti – ma i risvolti, più che fantascientifici, sono simili a quelli di tante altre commedie teen del decennio (la Sheedy è una delle icone della generazione del Brat Pack). Numero 5 (con la voce di Tim Blaney in originale e Leo Gullotta nella versione italiana) è una spugna che assorbe ogni genere di stimoli, e ovviamente sguazza nella cultura pop: dall'imitazione di Don Vito Corleone alla “febbre di tutte le sere” che lo prende guardando John Travolta in Tv ne La febbre del sabato sera, opera prima dello stesso regista John Badham. Il risultato è onesto ma grossolano, godibile ma troppo superficiale. Il concept design di Numero 5 sarà, vent'anni abbondanti dopo, punto di riferimento principale per la Pixar al momento di creare il robot Wall-E, che potremmo definire un pronipote che abita una terra meno ospitale ma un cinema infinitamente superiore. Con un seguito, Corto circuito 2 firmato da Kenneth Johnson nel 1988.
Film sull'Intelligenza Artificiale, di un certo successo negli anni Ottanta, Corto circuito cerca di indagare a livello narrativo la reazione degli uomini di fronte all'inattesa e imponderabile scoperta di emozioni e sentimenti da parte di una macchina. È un incontro ravvicinato quindi, come se Numero 5 fosse un alieno e non un prodotto umano – e in tal senso i debiti verso E.T. – L'extra-terrestre (1982) di Spielberg sono evidenti – ma i risvolti, più che fantascientifici, sono simili a quelli di tante altre commedie teen del decennio (la Sheedy è una delle icone della generazione del Brat Pack). Numero 5 (con la voce di Tim Blaney in originale e Leo Gullotta nella versione italiana) è una spugna che assorbe ogni genere di stimoli, e ovviamente sguazza nella cultura pop: dall'imitazione di Don Vito Corleone alla “febbre di tutte le sere” che lo prende guardando John Travolta in Tv ne La febbre del sabato sera, opera prima dello stesso regista John Badham. Il risultato è onesto ma grossolano, godibile ma troppo superficiale. Il concept design di Numero 5 sarà, vent'anni abbondanti dopo, punto di riferimento principale per la Pixar al momento di creare il robot Wall-E, che potremmo definire un pronipote che abita una terra meno ospitale ma un cinema infinitamente superiore. Con un seguito, Corto circuito 2 firmato da Kenneth Johnson nel 1988.
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