Il tranquillo paesino di Saint-Robin nella provincia francese viene sconvolto da una serie di lettere minatorie e anonime firmate da un certo soggetto che si fa chiamare “il corvo”. Una delle vittime preferite de “il corvo” è il ginecologo Rémy Germain (Pierre Fresnay), accusato di avere una relazione segreta con Laura Vorzet (Micheline Francey), giovane moglie del dottor Vorzet (Pierre Larquey), anziano primario dell'ospedale della città, e di praticare aborti clandestini. Ispirato a un fatto di cronaca, un corrosivo atto d'accusa contro l'ipocrisia borghese, dietro la cui facciata di perbenismo si nasconde in tutta la sua abietta brutalità la crudeltà umana. Emerge così una società permeata dal male, dove nessuno può dirsi a pieno innocente, in cui i rapporti umani sono irrimediabilmente compromessi dalla malizia, da un clima di terrore e di costante sospetto, nonché dalle angherie egoistiche e dalla delazione. Un'opera spietata e durissima che nega qualsiasi possibilità di redenzione a tutti i suoi personaggi, figure ambigue e corrotte antropologicamente, spesso in maniera inconsapevole e senza via di scampo, fagocitate da una contemporaneità cupa e squallida. Un quadro inquietante della Francia occupata dai nazisti in cui l'inganno, il tradimento, meschinità di vario genere e la dissimulazione dei propri sentimenti sono all'ordine del giorno e garantiscono la sopravvivenza. Una rappresentazione lucida e profondamente pessimista che non piacque né a pubblico e critica francesi tanto da portare alla sospensione di Clouzot dall'attività cinematografica per sei mesi e a vietare l'uscita del film in territorio transalpino per due anni. Remake americano dal titolo La penna rossa (1951) diretto da Otto Preminger.