Una squadra di ricercatori scientifici norvegesi rinviene presso i territori glaciali dell'Antartide, nelle profondità di un crepaccio, i resti di un'astronave aliena contenente il corpo ibernato di una creatura. Una volta portato alla base, il mostruoso essere informe riprende vita e inizia a decimare gli umani, inglobandone i corpi e imitandone le fattezze.
Pietoso tentativo di rinverdire, dal punto di vista commerciale, un disturbante classico dell'horror anni Ottanta, secondo una moda ormai imperante e dai risultati generalmente censurabili. La pellicola dell'esordiente Matthijs van Heijningen Jr. si colloca dal punto di vista narrativo come prequel di La cosa, realizzato nel 1982 da John Carpenter: là dove il predecessore era una visionaria e allucinata metafora del terrore nei confronti del diverso, cupa e carnale, che relegava gli esseri umani in un claustrofobico incubo senza via d'uscita, l'omonimo (e anonimo) film in questione si preoccupa semplicemente di attualizzarne la forma, adattandola all'estetica e ai gusti del pubblico moderno, rinunciando a qualsivoglia atmosfera o tensione narrativa. Prodotto di scarso valore artistico, vacuo e innocuo, che vive del marchio impresso da un titolo inarrivabilmente glaciale e spietato. Un risultato grottesco e agonizzante, destinato all'oblio dell'estinzione. Sceneggiatura di Eric Heisserer, ispirata al racconto La cosa da un altro mondo di John W. Campbell Jr. (già portato sul grande schermo anche da Howard Hawks e Christian Nyby nel 1951, con il medesimo titolo del testo di partenza). Colonna sonora di Marco Beltrami.